Software made in England (1984)

L'articolo qui presentato fa parte dell'Archivio Storico di Quattro Bit ed è tratto dalla rivista Computer Games Supplemento a Futura n. 15 (dicembre 1984-gennaio 1985) pp. 8-11, fonte: Retroedicola

DALLE PIÙ IMPORTANTI CASE PRODUTTRICI INGLESI VI PRESENTIAMO IL

SOFTWARE MADE IN ENGLAND


Quello che un tempo era un unico, traballante e provvisorio genere ora ne sta figliando dei nuovi. Non contento di rappresentare già un business superiore a quello cinematografico e musicale insieme, il mondo dei computer games sta tentando strade nuove per raccogliere altri trionfi.

Una delle zone di massima concentrazione di questi fermenti è l'Inghilterra. Londra poi, da sola, ne raccoglie la maggioranza. Ecco che cosa si progetta da quelle parti.

Entrare in una delle grandi rivendite di giornali nelle stazioni di Londra e trovarle piene di riviste e e rivistine computerizzate è davvero tutt'uno. I titoli sono decine e raggiungono, in totale, un movimento mensile superiore ai sette milioni di copie.

Proprio questi giornaletti, costruiti e voluti come tali, hanno reso possibile la nascita e la crescita delle software house. La vendita per corrispondenza effettuata attraverso i tagliandi pubblicati sui giornali ha inventato una rete distributiva gratuita o quasi, che ben difficilmente sarebbe potuta essere creata in altro modo.

Le riviste stesse sono una grande banca dati per chiunque voglia studiare il fenomeno computer games: non c'è software house, piccola, media o grande, infatti, che rinunci a comparire, sia pure per un quarto di pagina, su qualcuno di questi giornali.

Henry Budgett della Goldstar mi mostra fiero il suo più importante e nuovo prodotto. Si chiama "City of 'Ehdollah", un gioco di parole oscuro ai non addetti, ma facile per i proprietari di un computer. In ogni caso si tratta di un software avventuroso, presentato in una confezione di insolito pregio.

Henry è il software manager di una grande società editrice: la Dorling Kindersley Software che ha nella casa madre grande appoggio e fiducia.

Qui salta fuori per la prima volta, ma sarà poi il leit-motiv nei discorsi con le software house, il problema della copiatura. "Pochissimi - dice Henry - hanno la periferica per far funzionare i floppy disk, quindi siamo costretti a produrre per lo più cassette che sono molto facili da copiare".

"City of 'Ehdollah" è il grande software della Goldstar. Un gioco che fa strisciare serpenti accanto a mostri quasi vivi e chiede l'intervento del giocatore per salvare il cavaliere errante. Il tutto a colori, naturalmente, in una grafica ad alta risoluzione, come impone il gusto raffinatissimo degli utenti.

Stephen Towsen e Raf Pritchard della Palace Soft con la locandina del film The Evil Dead, da cui è stato tratto il gioco prodotto dalla Palace

La Sunshine pubblica due riviste dedicate ai computer e sta realizzando software gioco che per ora non hanno ancora visto la luce. Dafna Israeli, deus ex machina dell'organizzazione, dice che si sta temporeggiando per studiare meglio il mercato per diminuire i rischi.

Intanto, al piano di sopra, in un'effervescente riunione di redazione, i giornalisti di "Micro Adventurer", la prima rivista inglese che si occupa esclusivamente di adventure games, discutono su quale debba essere il gioco del mese nel prossimo numero. All'unanimità vince "Lords of Midnight", della Beyond Soft. Io mi annoto diligentemente il nome del soft e della softhouse.

Alla Beyond il clima è quello rilassato di chi sa di avere un soft senza rivali. Come, per fare un paragone che potrà suonare eretico, la Paramount con "Indiana Jones". Terry Pratt, manager e software editor della Beyond, mi fa vedere il gioco sullo Spectrum.

Mentre le immagini, profondissime e davvero molto spettacolari, di cavalieri a cavallo di bianchi destrieri e intenti ad attraversare verosimili montagne si snodano sotto i miei occhi, Pratt mi presenta Mike Singleton, autore del soft e creatore della nuova tecnica di programmazione, il Landscaping, che ha reso tutto questo possibile.

"Lords of Midnight" è un gioco a metà strada tra un adventure e uno di quei videogames che si vedono nei bar. Probabilmente ha la forza fantastica del primo e la perfezione grafica degli altri. In tre settimane la Beyond ne ha già venduti settantamila esemplari e ha prenotazioni per altri cinquantamila. E questo solo per la versione Spectrum: "Lords of Midnight" per il Commodore 64 è in arrivo in questo mese. Non è difficile prevedere che, solo in Inghilterra, ne verranno venduti almeno altrettanti.

Mary Linehan, manager della Beyond Soft

La Melbourne House è una delle più vecchie software house inglesi. Ed è l'unica, assieme alla Ultimate Soft, a poter affermare di non aver mai sbagliato un solo colpo. Resta su, per ora, il primato assoluto di vendite per un software gioco. "The Hobbit", tratto dai racconti di J.R.R. Tolkien, ha tenuto la prima posizione della classifica domenicale del "Daily Mirror" per trentanove settimane. Un primato davvero inarrivabile.

Ora la casa di Greenwich, che nel frattempo si è trasferita in qualcosa di più adatto alle sue nuove dimensioni, ha un nuovo asso: "Mugsy". La storia triste e romantica di un povero gangster americano incaricato di tenere banco in una città che diventa sempre più ostile. Il tutto realizzato a tre dimensioni e soprattutto mettendo in bocca a ciascuno dei personaggi un fumetto. Ecco pronto il primo comic-software che la storia ricordi. Il primo, almeno, a questo livello tecnologico.

"Mugsy" è una storia carica d'ironia, di divertimento, è uno spettacolo di simulazione e di avventura. Anche questo soft è uscito nella versione per lo Spectrum, ma il modello per il Commodore 64 non si farà attendere.

Alla Island Logic si vivono attimi di tensione. Il loro marchio, leggendario nel settore discografico (Bob Marley, Cat Stevens e i Madness sono solo alcuni dei loro artisti), sta tentando, dopo mesi di studi e di ricerche, anche e soprattutto sul mercato, di modellarsi un posto nel software market internazionale, fidando anche su una rete distributiva che pochissime altre software house sono in grado di vantare.

Brian Jones, omonimo nient'affatto somigliante del mitico e defunto membro dei Rollling Stones, mi conduce nelle stanze segrete dove si sta sviluppando il loro soft. In questo settore i furti di idee e di tecnologia sono all'ordine del minuto, quindi non si tratta di messinscena.

Sotto giuramento o quasi mi vengono fatti vedere giochi e soft applicativo che non stento a definire inquietanti, specie se si pensa al fatto che tutto questo è realizzato su Commodore 64, un computer di non enorme possibilità di memoria.

La Virgin Games (anche qui andrebbe rifatto il discorso di prima), si è sistemata nei vecchissimi locali di Portobello che hanno visto nascere la casa di Mike Oldfield. I loro giochi sono spettacolari ma semplici. S'indirizzano a un pubblico un po' meno raffinato, ma Jeremy Cook mi assicura che sono allo studio prodotti in grado di dare un altro scossone al mercato.

Intanto si godono il grande successo dei loro games, spinti moltissimo dalla pubblicità televisiva. Attraverso scale esterne, nere e molto dickensiane, si arriva nei grandi magazzini della Duckworth, "The Old Piano Factory", come tengono a essere ricordati.

La compagnia del vecchio pianoforte è all'avanguardia nel mondo in quanto a prodotti per il computer: ha realizzato adventure games e libri che spiegano come scrivere software di quel genere. Risultato: sono cresciuti vertiginosamente e in un anno e mezzo hanno raggiunto dimensioni da media azienda.

Il loro fiore all'occhiello è uno splendido quaderno per il giocatore di adventure games: un gioiello che ha già venduto sessantamila copie. David Lines, il manager, baffuto e sorridente, mi spiega che prima facevano libri settoriali, riviste tecniche. Ora fanno solo sussidiari per il computer e cassette e dischi relativi.

Nel Leicestershire (quindi l'unica non di Londra) ha sede la softhouse più apprezzata d'Inghilterra e di sicuro d'Europa: la Ultimate. Con una ragionata e lenta opera di convinzione si è impadronita di una fascia di "users", così vengono chiamati gli utenti di computer in Inghilterra, che attendono trepidanti i nuovi soft.

E l'ultimo programma della Ultimate ha fatto davvero un boom. Appena uscito, "Sabre Wulf" si è piazzato nei primi tre della classifica e rivaleggia solo con "Mugsy" e "Lords of Midnight" per il primo posto.

Una fantastica avventura tra foreste verdi e bestiacce feroci, resa con implacabile verosimiglianza. I redattori della più autorevole rivista inglese, "Computer & Video Games", gli hanno tributato un entusiastico dieci! Anche "Sabre Wulf" è disponibile per Spectrum, ma seguirà a giorni la versione Commodore 64.

Continuare nella spettacolarizzazione del soft è la direzione comune a tutte le migliori softhouse. Obiettivo che sta per essere raggiunto pur senza mettere mano all'hardware, che continua a limitare le possibilità dei programmatori.

Non c'è dubbio, pero, che una nuova forma di spettacolo sia già a nostra disposizione: gli ingenui videogames dell'inizio sono lontani mille miglia. - Francesco M. Carlà

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