Il computer in negozio (1986)


L'articolo qui presentato fa parte dell'Archivio Storico di Quattro Bit ed è tratto dalla rivista EG Computer n. 2 (25) (febbraio 1986) pp. 35-40, fonte: Retroedicola

[Questo articolo è molto interessante per due aspetti: da una parte mostra uno spaccato del mondo degli home computer in Italia, tra il 1985 e il 1986, presentando interviste a operatori del settore e utenti. Dall'altra è utilissima anche la sua cornice iconografica, con belle foto che illustrano i Bit Shop Primavera di quel periodo.]

Inchiesta sul mercato degli home


IL COMPUTER IN NEGOZIO


In questo articolo forniamo ai nostri lettori uno spaccato del difficile momento del mercato degli home computer attraverso una serie di interviste ai grandi distributori, negozianti e utenti finali.

di Ivano Bison

Lo scopo che questo articolo si prefigge è quello, in modo niente affatto pretenzioso, di fornire ai nostri lettori uno spaccato di come si articola la distribuzione degli home computer e quali siano gli effetti sulla clientela, anche in rapporto al prezzo che viene pagato per l'acquisto di questi prodotti. Cogliendo, qua e là, impressioni di rivenditori e utenti, si può meglio identificare quali siano le coordinate (le più semplici e le più comprensibili), sulle quali sono orientate le vendite.

A questo proposito va notata la continua e tenace concorrenza che le varie case si fanno in Italia, provocando una notevole e "benefica", per gli utenti, riduzione dei prezzi. Questo ha favorito alcune marche a scapito di altre, ma, in ogni caso, ha contribuito a rendere accessibile a molti l'ingresso in questo vasto e interessante campo.

Potremo così cogliere come vi si rapporta il venditore, il quale, proprio per la qualità del mercato, non può essere considerato un semplice commerciante. Nella maggior parte dei casi si tratta di un operatore qualificato e selettivo nel suo campo di intervento che agisce, anche, per la manutenzione e l'assistenza delle macchine che vende. Cosa che le case produttrici non fanno direttamente.

Pur rispettoso e ottemperante alle più semplici (ma così radicate!) leggi del mercato e della domanda, dobbiamo considerarlo una presenza determinante al conseguimento di quote di diffusione del prodotto che vanno oltre il supporto pubblicitario fornito dai vari marchi.

Come spesso accade, le campagne che i "media" propongono, tendono a banalizzare focalizzando su uno o due aspetti guida, la diffusione degli eternamente "ultimi ritrovati della tecnica" in modo da conseguire un riscontro immediato sulla clientela. La stessa formazione del prezzo è, a volte, influenzata dalle attese che si tendono a determinare più che all'effettivo valore d'uso della macchina.

Le pieghe di questo mercato diventano così flessibili da consentire l'inserimento anche di chi non è specificatamente del settore e si limita a vendere il prodotto "all'imballo", cioè agendo da stock-keeper dell'articolo. Facilitati in questo dalla struttura del Marketing delle case madri, per lo più basata sull'asse Importatore - Distributore - Rivenditore, per mezzo dei quali (specie per i primi due) è facile accedere ai quantitativi necessari alle vendite.

Esempi si possono fare per la GBC di Milano o per la Carel di Vicenza o la catena Bit Shop Primavera. Tra le molte lettere che giungono in redazione, troviamo spesso accostati ai problemi tecnici e di applicazione, anche richieste di orientamento sui prodotti presenti sul mercato.

Per assecondare la semplicità dell'esposizione ci siamo orientati verso una delle case che più significativamente stanno dentro il mercato Home-Computer: la Commodore. Senza voler apparire per questo critici pregiudizialmente né, tanto meno, gratuiti adulatori la teniamo come filo per districarci nel labirinto del mercato di quel settore.

Su questo abbiamo sentito il parere di alcuni specialisti e di alcuni utilizzatori di Home-Computer. Ci auguriamo che questo modesto contributo serva anche ad altri per meglio comprendere gli aspetti di questa materia.


LUIGI GANDINI, Sales Marketing Manager della EMI (computer electronics equipments) con sede a Monza.

D: Come vede, dal suo osservatorio, il Marketing nel settore degli Home-Computer? Che comportamento hanno (in genere) le varie case?

R: Le case usano tutti i mezzi, anche quelli inimmaginabili, per piazzare i propri prodotti. Per esempio la Commodore ha scelto di utilizzare al massimo questo metodo (anche se le riconosco il merito di aver popolarizzato i computer), così la troviamo anche nei supermercati, nei negozi di elettrodomestici e in qualsiasi posto dove si possa, per licenza, vendere queste apparecchiature.

D: Questo ha influito sui prezzi?

R: Certo i prezzi sono andati verso il basso. C'è stata una vera e propria gara al decremento. Vede quelli del "banco" (noi chiamiamo così i rivenditori di elettrodomestici, è un gergo e non vuole essere irriverente), a loro non sembra vero poter piazzare un apparecchio da mezzo milione e guadagnare di più rispetto a... non so... un televisore i cui margini sono molto più ristretti.

D: A scapito di qualcosa o di qualcuno?

R: Credo senz'altro a scapito del livello medio di assistenza e di orientamento, che si trovano solo presso i negozi specializzati. Un esempio per tutti: un Bit Shop Primavera non può essere certamente paragonato (con tutto il rispetto) a un rivenditore di lavatrici o di calcolatrici.

D: Siamo di fronte a una scelta di collocazione indifferenziata su tutto il mercato?

R: È esatto. La stessa Philips agisce così con l'MSX.

D: Voi avete difficoltà a inserirvi e nel rapportarvi a una distribuzione così articolata?

R: Direi che, pur dovendo pagare un aggravamento dei costi ai nostri distributori, ciò consente ai negozi medio piccoli di non doversi accollare uno stock sproporzionato e consentire una discreta agilità di manovra.

D: La "guerra" dei prezzi tra le varie case che riflesso ha avuto per voi rivenditori?

R: Abbiamo registrato una notevole riduzione dei nostri margini di guadagno (solo in parte compensata dalle molte richieste). Possiamo recuperare solo con le periferiche o con il software. Un beneficio "di ritorno" lo rileviamo dal rapporto che creiamo con la clientela per l'assistenza o per altri aspetti tecnici.

Il BIT SHOP PRIMAVERA - GBC di Via Petrella a Milano, senza dubbio uno dei computer shop più forniti in Lombardia

MARCO CERUTI è responsabile tecnico della filiale della GBC a Milano in via Petrella 7

D: Come arrivano le novità e come vengono gestite dalla distribuzione?

R: L'opinione della gente in questi casi è, come ovvio, molto importante. Molto meno facile è per le marche trovare la chiave per massificare il loro prodotto. La Commodore è una di quelle che vi è riuscita. A volte però, sono un po'... precipitose.

D: Cosa significa?

R: Succede che la "parola corre più del pensiero", come si suol dire. Significa che vengono date delle novità che arrivano magari dopo molto tempo. Con un certo imbarazzo ci è capitato di fare la figura di chi non conosce le cose, di non avere un magazzino adeguato.

D: Secondo il suo parere, cosa muove chi pubblicizza, con così largo anticipo, un prodotto non immediatamente reperibile?

R: Forse banalizzo; vogliono vedere come sarà la richiesta.

D: Come uno scandaglio?

R: Sì, come immagine rende abbastanza l'idea. Un altro aspetto sono le informazioni nei vari depliant: non sempre rispondono esattamente alle prestazioni della macchina. La stessa Commodore, per il Plus/4, dice che i quattro programmi integrati si possono usare solo con il Floppy Disk e non con il registratore. Ma lo dice nelle istruzioni, che il cliente legge solo a macchina acquistata. Questo provoca qualche problema con la clientela.

D: Può significare che per i rivenditori non ci sarà più interesse a tenere questi prodotti? Prima i prezzi, ora le informazioni?

R: Non è vero. Un Commodore, anche se fa guadagnare poco, mantiene sempre alto il prestigio del negozio. La corda, comunque, non va tirata più di tanto.

D: Cosa può dire sull'assistenza tecnica e dei suoi tempi? Molti ritengono che siano troppo lunghi.

R: Sì, lo ammetto, sono lunghi, specialmente per noi che forniamo un servizio molto accurato ma piuttosto lento. Qualcosa si sta muovendo anche qui. Alcuni si stanno organizzando con piccoli laboratori che possono servire l'utente con più rapidità.

SCHEDA COMMODORE VIC 20

1980 - L. 800.000 + IVA
1983 - L. 620.000 + IVA
1984 - L. 199.000 + IVA
1985 - L. 199.000 + IVA

SCHEDA COMMODORE 64

1982 - L. 965.000 + IVA
1983 - L. 800.000 + IVA
1984 - L. 625.000 + IVA
1985 - L. 320.000 + IVA

Il BIT SHOP di Senigallia, in provincia di Ancona, vanta un parco macchine a disposizione dei clienti veramente notevole, indispensabile per scegliere e provare il computer o le periferiche più adatte

INTERVISTE AGLI UTENTI

E quelli che acquistano? Come si orientano? Ottengono quelle prestazioni che cercano? Le trovano corrispondenti a fronte della spesa che devono sostenere? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro. È anche qui gioco forza parlare di Commodore.

«Io ho cominciato con lo Spectrum» dice GIANCARLO BUTTI, 24 anni, studente in ingegneria. «Dopo aver fatto un corso di programmatore, mi sono comprato un Commodore. L'ho fatto per lavoro e non mi sono trovato a mio agio. Non è una macchina facile, specialmente per chi inizia a programmare».

Giancarlo Butti è il nostro tecnico di programmazione e di software tecnico, lavora su tutti i computer: dallo Spectrum al PC IBM ed è l'autore di tutti i programmi utilizzati per il Giro d'Italia dal Sinclair QL

«Un uso che vada oltre il video-game sarebbe auspicabile, se non ci fossero alla base ragioni commerciali», sostiene FRANCO FRANCIA di Milano, 21 anni. «Limiti tecnici come la lentezza di ricaricamento potrebbero essere ovviati da un impiego più nobile».

Sulle potenzialità delle macchina proposte da Commodore nessuno discute, ma molti mettono l'accento sulle difficoltà intrinseche che presentano.

«Io ho acquistato il Commodore perché attirato quasi esclusivamente dai giochini», confessa BEPPE CASTELNUOVO, 22 anni, di Como. «Lo Spectrum non ha certo la stessa caratteristica».

Per EDGARDO DI NICOLA-CARENA, 18 anni, liceo scientifico e curatore di interessanti rubriche della nostra rivista: «La grafica, se si parla di video-games, è determinante e Commodore è senz'altro all'altezza».

«Quasi da sala giochi» ribadisce CASTELNUOVO. «Senza nessuna base "culturale" per prodotti di questo tipo si nota la differenza tra lo Spectrum e il Commodore».

«Lo Spectrum è più rigoroso, più europeo, forse perché gli Inglesi hanno un sistema più razionale, più umano», osserva FRANCO FRANCIA, «mentre il Commodore è più "artificiale" di altri. Anche se questo - precisa - in assoluto non è un difetto».

Dati i costi per macchine come queste, la sensazione che si ricava sentendo i ragazzi nostri interlocutori è che: dati i prezzi (mediamente elevati) sarebbe necessaria una più facile applicabilità per soluzioni che non siano i soli video-games. Sembra di capire che l'immensa popolarità, derivata dalle impostazioni sui giochini, andrebbe dilatata a favore di un utilizzo più diversificato.

La conferma di questa esigenza a rendere possibile un max tra divertimento e utilizzazione soft, ce la fornisce FERDINANDO CARBONE di Napoli, autista, a tempo perso fotografo e promotore di attività culturali nel suo quartiere.

«Io non adopero il computer solo per i giochini», dice CARBONE, «sono riuscito a inserirlo  nel'organizzazione di mostre e conferenze trovandolo utilissimo. C'è solo da rammaricarsi che non si possa, noi dilettanti, utilizzare tutte le opportunità di queste macchine.

Ecco Alessandro Barattini e Giuseppe Castelnuovo, due nostri migliori collaboratori, operatori, tra l'altro, al Giro d'Italia con il Sinclair QL

«A me il C64 piace. È una macchina che "prende" pur con le limitazioni che ha nel suono e nella grafica». Questo è quello che sostiene ALESSANDRO BARATTINI, studente di informatica (ultimo anno) e aggiunge: «In ogni caso mi piacciono talmente i computer che ritengo questi difetti facilmente ovviabili attraverso i diversi livelli di utilizzazione possibili».

A guardar bene una delle cose che più lasciano perplessi gli utenti sono le difficoltà di registrazione. A volte le protezioni sono massicce, a scapito dell'accessibilità ai programmi: «Io direi di non comprare Commodore», riprende BUTTI, «anche se altri (più semplici) hanno il grosso problema della difesa dai furti del software».

Ovviamente questo provoca una diminuzione di prezzo dei programmi, che non sempre si riesce a fronteggiare commercialmente. Un modo per combattere uesta "bootlegmania" viene proposta da BARATTINI: «Proviamo a diminuire i prezzi del software in modo da rendere inutili e poco redditive le copie, e si favorisca l'originalità. Tutto il contrario di quello che sta avvenendo, con l'inflazione di riviste su cassetta che sta uccidendo la qualità del mercato».

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LA COMMODORE

«IMPARIAMO... A CONOSCERCI. COSÌ LA COMMODORE RIBADISCE LA PROPRIA PRESENZA SUL MERCATO H.C.».

Nel sentire le varie voci del dialogo a distanza che abbiamo provocato, non potevamo trascurare la Commodore che è stata, per molti interventi, l'oggetto e la pietra di paragone con la quale esprimere giudizi e valutazioni. Al Sig. METELLI, Marketing Manager della casa americana, abbiamo "girato" alcune delle questioni che sono rimbalzate tra i pubblico e gli addetti ai lavori.

D: Sig. Metelli, la gente trova che le vostre macchine (specialmente il C64) siano splendide per i video-games, ma vengono giudicate poco accessibili per altre prestazioni. Per la quali, tra l'altro, sono notevolmente apprezzate...

R: Vede, il nostro utente è anche il video giochista, ma molti altri ne fanno un uso professionale. Pertanto, non mi sento di condividere le valutazioni di macchina solo e forzatamente per games, che vengono attribuite al C64. L'uso professionale, o semi professionale, viene praticato da una fascia sempre crescente di utilizzatori. Lo dimostra l'aumento notevole di vendite delle periferiche.

D: Come si allarga questa fascia?

R: Da parte dell'utente si registra ancora un insufficiente know-how per l'insieme della materia. Molti non si spingono oltre la pratica costante, quasi da collezionisti dei video-games, e intendono il computer come alternativa ad altre attività audio visive, ricreative e interessanti. È nostra intenzione far lievitare un interesse più adeguato ai livelli tecnici della macchina.

L'evoluzione dell'home computer ha portato la Commodore a sviluppare tecnologie sempre più moderne. Dal mitico C64 si è passati all'incompreso Plus/4, per arrivare al nuovisssimo Commodore 128

D: Un'altra delle cose che, a parere di alcuni rivenditori, non favorisce il meglio della produzione "per evoluti", è la generalizzazione dei punti di vendita. Dal negozio specializzato al venditore di frullini e asciugacapelli...

R: La Commodore, come altri, non può certo autopenalizzare la propria presenza sul mercato. Inoltre non possiamo selezionare la distribuzione per ovvie ragioni commerciali, ma anche per la popolarità che vogliamo dare a questi prodotti.

D: Azzardando un'ipotesi: ci pare di capire che una strada diventi obbligata. Ed è quella di "adeguare" l'utente, di fornirgli le nozioni e informazioni necessarie. È così?

R: In un certo senso lei ha anticipato quello che stavo per dire. Noi abbiamo interesse a fornire ai rivenditori specializzati (nei grossi centri non sarà difficile trovarli) un nostro corso di basic registrato su video cassetta. Saranno 15 lezioni che aiuteranno, senza dubbio, la maturazione del pubblico. Sono lezioni tenute da un insegnante dell'Università di Milano, che possono essere integrate da esercizi e prove sotto il controllo diretto di un esperto. Quello che si vuole dare non è certo un contributo da poco per tutto il settore. Parola di Commodore.

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APPLE

Un'altra della case che, per qualità di prodotti, fornisce un'ottima gamma al mercato italiano è la APPLE. Di certo la ristrutturazione che sta operando al proprio interno è davvero notevole. Le corrispondenze dagli Stati Uniti parlano di migliaia di posti di lavoro che verranno a mancare, e di una necessità alla riduzione dell'immenso stoccaggio che fin qui è stato accumulato.

Comunque la APPLE in Italia si trova in una situazione di relativa tranquillità. La sua stessa strutturazione, solamente commerciale, le consente di adeguarsi alla domanda che, come abbiamo visto, va qualificandosi.

I buoni prodotti di APPLE possono, senza dubbio, avere un buon riscontro da una fascia di pubblico che voglia utilizzare gli H.C. in modo completo e funzionale.

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SERGIO MESSA: MISTER COMPUTER

Milanese, quarantaquattro anni, direttore generale della Commodore Italia, nell'ambito degli specializzati, Messa viene ormai chiamato il "signor computer" o il "signor Commodore".

Il motivo di questi singolari soprannomi è da attribuire al fatto che nel giro di tre anni è riuscito a fare della Commodore (un colosso americano che tra i suoi dirigenti annovera consiglieri come il generale Haig, ex segretario di stato USA), un nome di indubbio successo anche in Italia. Infatti in Italia un milione di famiglie possiede un computer Commodore, con il quale lavora, gioca o si diverte.

Il merito di questo successo è da attribuirsi a Sergio Messa. Un passato alla Olivetti e alla Memorex, in tre anni ha addirittura fatto esplodere il fatturato della Commodore, portandolo a cifre vertiginose.

Sposato, con una figlia appassionata di computer, si diletta di enologia; a molti champagne francesi preferisce spumanti italiani; inoltre è un buon conoscitore di whiskey di malto. Fuma sigari avana.

È stato per qualche anno iscritto alla DC, dove è arrivato a ricoprire la carica di segretario della più grossa sezione milanese.

Nel calcio tifa per l'Inter.

Lavora dodici ore al giorno quasi senza interruzione. Nella lettura preferisce libri di saggistica: fra gli autori italiani Biagi e Goldoni. Legge anche numerosi libri gialli: autore preferito Rex Stout. Collezione i fumetti di Tex Willer di cui non ha perso neanche un numero.

Ascolta volentieri musica classica e ama l'antiquariato. Da giovane è stato un discreto scalatore. Quando può fa ancora del cicloturismo.

COMMODORE ITALIANA S.p.A.
Indirizzo: via F.lli Gracchi, 48 - 20092 Cinisello Balsamo
Tel. 02/618321
Numero dipendenti: quaranta
Fatturato Italia: previsioni gennaio 1985/dicembre 1985: risultati brillanti come anno precedente
gennaio 1984/dicembre 1984: 270 miliardi di lire
gennaio 1983/dicembre 1983: 38 miliardi di lire
Attività: distribuzione computer e periferiche, produzione e distribuzione software, forniture di assistenze hardware e software

COMMODORE INTERNATIONAL LIMITED
Sedi nel mondo: Germania, Austria, Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Danimarca, Norvegia, Svezia, Italia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Hong Kong
Numeri dipendenti: circa sedicimila
Fatturato: 1984/1985: 900 milioni di dollari
Sul fatturato mondiale le vendite incidono nel seguente modo:
38% Commodore 64
13% Altri home computer
25% Floppy Disk
10% Monitor

Ecco quelle che sono le pietre miliari nella storia dell'informatica "casalinga", una serie di home computer che continuano ad avere un successo strepitoso: il Sinclair ZX Spectrum, il Sinclair QL, il Commodore 64 e l'Apple IIc

CAMBIO DELLA GUARDIA PER GLI HOME COMPUTER

di Stefano Paganini

Si sta verificando in questi ultimi tempi un fenomeno che può ben essere definito un "cambio della guardia" nel settore degli home computer. Tale fenomeno richiama alla memoria l'analoga situazione in cui venne a trovarsi il mercato dell'elettronica di largo consumo quando, in un passato non troppo remoto, i videogame furono soppiantati dai primi home computer. I grandi colossi americani che fino ad alcuni mesi prima avevano realizzato notevoli guadagni nel campo delle console per videogame sono stati, tuttavia, costretti a cessare la produzione di tale hardware in quanto non più rispondente alle richieste di mercato.

Infatti pur essendo fonte di intrattenimento, queste macchine non possono competere ad alcun livello anche con il più primitivo home computer; il VIC 20 e lo ZX 81 rappresentano i più lampanti esempi di questa significativa differenza: la memoria RAM limitata a pochi Kbytes, la risoluzione grafica e cromatica, la scarsa sezione sonora e i sistemi operativi poco documentati non hanno certo spaventato i primi utilizzatori.

A queste persone, in compenso, era offerta la possibilità di sviluppare da soli i programmi in BASIC e, in seguito una volta acquisita la necessaria esperienza, anche in linguaggio macchina. Furono questi "pionieri dell'home computing" che, decretando grande successo alle nuove macchine, ne favorirono lo sviluppo nel mercato. I videogiochi erano ormai in declino anche perché gli acquirenti, per lo più giovani, pochi mesi dopo l'acquisto, molto spesso effettuato a Natale, ricorrevano al mercato dell'usato per sbarazzarsi di un oggetto alla lunga noioso e ripetitivo e questa opinione, a mio avviso, non fu certo migliorata dall'alto costo delle cartridge.

Tornando ai nostri giorni, il "cambio della guardia" cui ho accennato prima, coinvolge essenzialmente due "tipi" di home computer: il vecchio tipo è basato su un microprocessore a 8 bit e dispone, mediamente, di 64 Kbytes di RAM: il nuovo tipo adotta CPU da 16 bit e dispone du RAM da 128 Kbytes in su.

Per quanto riguarda il primo tipo è d'obbligo citare il Commodore 64 e lo ZX Spectrum, che in ambito europeo mantengono, fino ad oggi incontrastati, la leadership nella categoria lasciando agli altri modelli la lotta per la rimanente fetta di mercato. Dal canto loro le software house non stanno certo a guardare, la lotta è ormai basata sulle settimane di permanenza di un gioco nelle hit parade delle riviste. Ma non sono solo i giochi che costituiscono la vasta libreria di programmi: sia per il C64 che per lo Spectrum vi sono anche toolkits, compilatori di vari linguaggi, senza dimenticare dei packages sviluppati con l'intento di gestire piccole quantità di dati, numerici o meno, ma che nella realtà sono limitati dalle stesse capacità del computer.

Tra i contendenti alla rimanente parte del mercato mi pare opportuno segnalare, in quanto conformi all'identikit del primo tipo, l'AMSTRAD CPC 464 e l'ENTERPRISE 64.

L'AMSTRAD si è proposto come "real bargain computer", in altre parole un vero affare; tale frase è giustificata almeno in parte: per una cifra inferiore al milione di lire l'acquirente riceve il computer, il registratore dedicato e un monitor a fosfori verdi o, con una spesa di poco superiore, il monitor a colori. Il punto cruciale rimane però l'unità centrale, basata sullo Z 80-A con 64 K di RAM possiede buone capacità grafiche (risoluzione massima 640x200 con una tavolozza di 27 colori) e sonore (3 voci su 7 ottave), ma non dispone attualmente di un sufficiente numero di programmi.

L'ENTERPRISE 64 è emblematico, in quanto rappresenta ciò che può essere fatto portando lo Z 80, su cui è basato, al limite delle proprie capacità; questo computer è uscito da poco tempo, ma la sua uscita sul mercato era prevista già nel 1984, perciò tale ritardo non ha certo giovato al lancio di questa macchina; inoltre l'ampio uso di circuiti custom, cioè realizzati appositamente per l'ENTERPRISE, è stato fatto nella progettazione al fine di mantenere contenuti i costi pur conferendo caratteristiche eccezionali al computer, ne ha tuttavia causato un aumento del prezzo.

Gli MSX, pur avendo realizzato nuovi profitti non hanno avuto l'impatto auspicato dai costruttori e cosa più importante non sono riusciti a imporsi come standard a livello mondiale per gli home computer. Dopotutto l'attesa per i primi MSX è stata in parte delusa dalla "classicità" dell'hardware impiegato; i giapponesi o gli altri aderenti a questo progetto non hanno certo sorpreso per la novità, hanno utilizzato componenti già lungamente "collaudati" ottenendo nell'insieme delle macchine dalle caratteristiche non entusiasmanti. Tra questi componenti l'ormai celeberrimo Z 80 e il chip sonoro AY-3-8910 del quale, ad esempio, esiste una versione quale sound-box per lo Spectrum. Anche il processore video della TEXAS non eccelle particolarmente e la risoluzione grafica (256x192) rientra nella norma.

Il comune denominatore di queste macchine è il formato del microprocessore a 8 bit; lo Z 80, il 6502 e i relativi derivati sono i più comunemente diffusi, la loro capacità di indirizzamento di memoria RAM raggiunge i 64 Kbytes, dei quali generalmente dai 16 ai 24 K sono occupati dal sistema operativo, dagli 8 ai 16 K per la memoria di schermo e poi qualche centinaio di bytes per le variabili di sistema (tale area è detta anche pagina zero per esempio nel C 64) e altre aree utilizzate dal sistema, mentre il resto è per i programmi in BASIC.

Di recente questi modelli sono stati oggetto di rinnovamento da parte delle rispettive aziende, sono state apportate migliorie di carattere estetico e riguardanti la qualità delle tastiere ma, al di là del lifting esterno, cos'altro li distingue dai loro predecessori? Fondamentalmente la memoria RAM, che è stata in più modelli ampliata fino a 128 K, ulteriori modifiche riguardano estensioni del BASIC con nuovi comandi, ma qualsiasi variazione della struttura hardware è stata limitata dal fine preciso di mantenere la compatibilità con i modelli precedenti.

Il Commodore 128 e l'ATARI 130 XE sono due ottimi esponenti di questo genere di home: il primo rappresenta l'evoluzione del C 64, con il quale è 100% compatibile, oltre a ciò è in grado di utilizzare programmi che girano in CP/M 80 e infine possiede una risoluzione grafica massima doppia rispetto al C 64 (640x200).

L'ATARI invece vanta 6 anni e 2 generazioni alle sue spalle ma, almeno in ambito BASIC, dei sopracitati 128 K solo 38 K sono disponibili per programmi, il resto è utilizzabile solo per dati.

Anche l'ENTERPRISE ha seguito l'esempio di ATARI e COMMODORE, producendo una versione da 128 K di RAM, anche se praticamente identica alla versione da 64 K. Solo AMSTRAD non ha seguito la scia, rimanendo fedele al 64 K, e ha prodotto il CPC 664 differente dal 464 solo per la mancanza del registratore, sostituito da un disk drive formato 3", che ne dovrebbe abilitare l'utilizzo di programmi CP/M, anche se la scarsa quantità di memoria esclude alcuni best-seller gestionali scritti per questo sistema operativo.

Generalizzando sul discorso dei 128 K si può dire che i microprocessori a 8 bit possono gestire al massimo 64 K di RAM, la memoria aggiuntiva è organizzata in pagine e non è quindi utilizzabile per programmi BASIC ma solo come area per dati o routine in linguaggio macchina.

Un esempio esplicativo in questo senso può essere fatto riguardo allo Spectrum 48 K. La struttura della memoria dello ZX è abbastanza semplice: i primi 16 K sono occupati dal sistema operativo e dall'interprete BASIC, segue il display file, cioè la mappa di schermo, le variabili di sistema, l'area per programmi e così via fino all'indirizzo di memoria 65535. Esistono kit per aumentare di 32 K la RAM dello Spectrum, in questo modo i primi 16 K del sistema operativo rimangono intoccati, lo stesso avviene per i successivi 16 K, seguono poi due banchi da 32 K selezionabili da BASIC con l'istruzione OUT.

A questo tipo di computer, ormai giunto al limite delle proprie possibilità, si contrappone una "classe emergente" basata su microprocessori a 16 bit che rappresentano una reale innovazione tecnologica. Il SINCLAIR QL e l'ATARI 520 ST, ambedue basati sul MOTOROLA 68000, lo stesso adottato dall'APPLE MACINTOSH, possono contare su CPU veloci e potenti, e capaci di indirizzare fino a 1 Megabyte di RAM. Il QL all'hardware unisce software, come i 4 pacchetti della PSION, che ne permettono un serio utilizzo. In più il software uscito di recente indirizza il QL verso un utente già smaliziato: la varietà dei linguaggi e delle utility copre veramente un largo spettro di applicazioni pur rimanendo in una fascia di prezzo abbordabile per l'hobbysta.

Mi sembra giunto il momento il momento di soffermare l'attenzione sul termine che così spesso ho utilizzato: HOME COMPUTER. Tale neologismo è stato coniato per sottolineare l'uso domestico di queste macchine, anche le piccole applicazioni gestionali sono limitate dalla scarsa affidabilità della memoria di massa più diffusa e meno costosa: la cassetta audio, e dalle macchine stesse, inadatte a tale scopo.

Tutto ciò pare destinato a cambiare, anche il QL che utilizza i Microdrive sembra destinato o convertirsi alla qualità dei floppy, i 4 packages forniti insieme alla macchina hanno scoperto tuttavia la vocazione per il trattamento di piccole quantità di dati, proprio perché si tratta di software e di hardware evoluti: il QL utilizzato quindi insieme a un floppy disk drive e a una stampante costituisce un ottimo sistema per la gestione di piccole attività.

Lo spostamento verso un utilizzo professionale implica precise scelte anche a livello di ergonomia, per esempio si stanno compiendo degli sforzi da più parti per ottenere desktop computer, cioè computer che occupino il minore spazio sulla scrivania dell'homo d'affari; in quest'ottica si pone, tra le altre cose, la graduale standardizzazione del microfloppy da 3,5", più compatto e capace, e meno fragile dei comuni floppy.

Bisogna anche dire però che una simile tendenza verso il professionale sacrifica l'aspetto ludico, sebbene si otterrebbero giochi formidabili da simili macchine.

Ritengo infine che, dato per scontato che un anno nel campo dell'informatica equivale ad alcune decine di anni del tempo "umano", assisteremo a un irrefrenabile quanto repentino cambiamento nel giro di pochi mesi per quanto riguarda l'home computing.

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