"Missili spaziali invadono i bar" (Stampa Sera, 5 ottobre 1979)

di Andrea Pachetti


Questo episodio della Rassegna Stampa si lega all'approfondimento pubblicato di recente sull'Enada, poiché va a descrivere la situazione mostrata dall'edizione 1979, con l'esplosione nel mercato italiano dei videogiochi legati al fenomeno degli "invasori spaziali".

L'articolo, scritto da Lamberto Antonelli, è utilissimo per individuare molti temi legati allo "spirito del tempo", compresi tutti i  limiti dettati dalle conoscenze di un fenomeno che per molti appariva del tutto nuovo. Vediamo e commentiamo dunque alcuni dei paragrafi più significativi tratti da questo testo.

«L'ultimo gioiello della serie si chiama "Space Invaders", e si è buttato sulla scia di "Ufo Attack". Sono due flippers, o apparecchi automatici di giochi, che vengono mostrati con orgoglio all'esposizione inaugurata in questi giorni al Palazzo dei Congressi. Con "Space Invaders", come è facile a intendersi, si scatena una invasione dallo spazio e il giocatore deve riuscire ad intercettare e distruggere i missili scagliati da tutte le parti. Pare che stia ottenendo un successo clamoroso e chi vi sia grande richiesta.»

Qui si verifica come la moltitudine di cloni di Space Invaders potesse portare a una confusione totale su chi fosse l'originale e chi la copia... Per cui il clone italiano Ufo Attack viene presentato come il capostipite degli "invasori". Nello stesso modo, è utile notare come in questo caso il termine flipper fosse ancora utilizzato come sinonimo di videogioco.


«Non lasciatevi ingannare dal nome inglese. È made in Italy. Perché i costruttori italiani di questi apparecchi sono diventati bravissimi, più bravi dei primi ideatori, manco a dirlo gli americani. sono quasi pari in tecnica ma li superano in fantasia. Difatti i flippers ormai li esportano un po' dappertutto, sebbene ancora se ne importino un po'. Ma l'export è quasi il doppio dell'import: 20 miliardi di lire contro circa 10

«Alla mostra si apprendono altre notizie interessanti. Il pubblico italiano spende nei flippers 38 miliardi di lire; vi sono oltre 200 mila apparecchi in esercizio, duemila noleggiatori; 100 mila persone direttamente o indirettamente interessate. Sono 60-70 le fabbriche, con tecnici altamente specializzati, che forniscono una produzione assolutamente all'avanguardia liberandoci, almeno in questo campo, dalla dipendenza dall'estero.»

Diciamo che questa celebrazione della tecnica italiana deve essere necessariamente ricontestualizzata a posteriori, dato che ciò che veniva assemblato in Italia era quasi sempre costruito partendo da progetti americani o giapponesi, sia il caso di autorizzazioni legali, con diritti regolarmente ceduti e pagati, sia in caso di bootleg illegali.

«Dal vecchio e semplice calcio balilla a "Space Invaders" la strada percorsa è stata veramente astronomica. Ma anche se sono fabbricati a Roma, Milano, Torino, Napoli, gli automat vengono spacciati per made in Usa, nel senso che portano tutti nomi anglosassoni. Si chiamano, oltre quelli che abbiamo citato, Shooting the rapids, Dodgmen, Long Bich, Crazy Balls, Kiss, Pinball Pool, Bary Show, Take a Cord, Jump, Super Invaders, Rocky girl, Gross Fire e così via.»

Non è immediato ricostruire i nomi di questi giochi mostrati durante l'Enada, visti i numerosi errori di battitura:
«Dice uno dei maggiori noleggiatori italiani, Candido Montanino: "Il fenomeno montante del videogioco o del flipper, a mio parere, è molto importante perché c'è la tendenza ad installare sempre più sale di attrazioni, in Italia come in altre parti del mondo. È in atto una progressiva riduzione dell'orario di lavoro che comporterà un maggior tempo libero: la sala, quindi, avrà una funzione di attrazione pari a quella del cinema. Il videogioco ha un po' soppiantato il flipper perché occupa uno spazio decisamente minore e dunque offre una maggiore possibilità di collocazione rispetto ai flippers. Ma non va del resto trascurata la rimonta dei flippers con i nuovi modelli elettronici.»

Questa è senza dubbio una delle parti più interessanti, perché offre la testimonianza di un esperto del tempo, Candido Montanino, la cui ditta di noleggio è ancora attiva oggi. In particolare, è rilevante l'opinione di Montanino sul perché i videogiochi venissero spesso preferiti ai flipper nella presenza nella sale già nel 1979: la tendenza quindi non derivava soltanto dalle preferenze dei giocatori, piuttosto era la minore dimensione dei cabinati per videogiochi a poter offrire ai gestori più ricavato a parità di spazio.


Commenti

  1. Ciao Andrea, dopo ovviamente i doverosi complimenti per l'interessante articolo, ti allego le poche informazioni che sono riuscito a recuperare su CRAZY BALLS, si tratta di un arcade italiano e dovrebbe essere un clone/variante di Gee Bee della Namco. Fu prodotto nel 1978 dalla E.G.S. - Electronic Games Systems fondata da due ex-dipendenti della Model Racing (G. Peroni e Alessandro Carnevali.). In rete le poche notizie che si riescono ancora a trovare su questo arcade sono tratte dal sito di DEB - http://www.tilt.it/deb/egs-it.html#crazyballs

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    1. Grazie Carlo, ho aggiornato il post con queste nuove informazioni.

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