"La «febbre» del personal computer" (La Provincia, 5 febbraio 1984)

di Andrea Pachetti

Ogni volta che è possibile cerchiamo di trovare delle fonti primarie d'epoca, per poter descrivere efficacemente un periodo storico ancora così prossimo dal punto di vista temporale, ma che ormai per molti motivi sembra anche alieno e lontanissimo. L'articolo di oggi segue questo intendimento, presentando l'intervista realizzata nel 1984 a un gestore di un punto vendita della GBC: l'avevamo trovata ricercando notizie sulla Harden nell'archivio de La Provincia, di Cremona.

A parte qualche deviazione di carattere inevitabilmente pubblicitario, questo testo offre un interessante spaccato dei negozi d'epoca, descrivendo alcuni degli home computer di maggiore successo e la creazione dei corsi di alfabetizzazione informatica; questi ultimi divennero, in poco tempo, un business molto rilevante per l'intero settore.

Sono utili un paio di commenti: è da notare come il Commodore 64 venga ripetutamente chiamato "VIC 64". Non era una pratica rara in quel periodo, poiché dal punto di vista commerciale si cercava di attirare i clienti presentando il C64 come l'evoluzione (anche terminologica) di quello che era stato in tutta probabilità l'home computer di maggiore successo del 1983, per quanto riguarda le vendite

Quando invece ci si riferisce alla cifra per un Commodore 64 "completo", è da intendersi senz'altro provvisto di disk drive, monitor e stampante. Se si osserva il listino prezzi ufficiale di inizio 1984, si può notare appunto come si giunga alla cifra di circa due milioni e mezzo di lire, 3.700 Euro del 2020.

È scoppiata la febbre del computer, anzi, del personal computer. Solo che non si tratterà, come per quella del "sabato sera", di un'esplosiva moda di costume che, simile a tante altre, si è accesa di fulgida luce per poi spegnersi altrettanto in fretta, cancellata da nuove manie giovanili.

Se alziamo lo sguardo e allunghiamo gli occhi Oltreoceano (tanto per cambiare negli Stati Uniti), ecco che si presenta lampante l'immagine di un mondo completamente computerizzato, dove il calcolatore è diventato strumento al servizio dell'uomo in tutti i settori: dalla ricerca scientifica si è trasferito in quello commerciale, pubblicitario, economico, finanziario, nelle scuole e comunque nella totalità delle aziende, fino ad entrare nei singoli negozi per poi arrivare, logica conseguenza, nelle case. In America oggi si dice di qualcuno o qualcosa che è "B.C.", cioè before computers, prima del computer (e non before Christ, cioè prima di Cristo), se è nato prima prima del '76, anno ufficiale di nascita del personal.

Uno strumento che ormai viene unanimemente definito amico insostituibile dell'uomo moderno, tanto che qualcuno, a nostro avviso non esagerando, ha affermato che tra dieci anni, chi non saprà usare un calcolatore o un personal computer sarà paragonabile ad un analfabeta. Una frase-sentenza che potrebbe far storcere il naso a molti, soprattutto a chi combatte contro il rischio che l'uomo si trasformi in un essere-vittima di una simbiosi con la macchina, rapporto di dipendenza negativa. In effetti, l'intelligenza umana saprà avvalersi delle enormi possibilità che gli offre lo sfruttamento dell'elettronica.

Resta comunque il fatto che soprattutto molti genitori, pressati dalle richieste dei figli, a loro volta in parte bombardati dal battage pubblicitario e comunque comunque, come tutti i giovani, assetati di novità e istintivamente lanciati verso il futuro, si trovano nell'imbarazzo di una scelta rompicapo: quale personal acquistare? E da chi? Non è forse meglio aspettare qualche tempo, in attesa di novità e soprattutto di una naturale calmierazione dei prezzi come avvenne dopo il boom del televisore a colori?

Interrogativi logici che meritano risposte chiare.

Per questo ci siamo rivolti a Gigi Servidati, a nostro avviso persona ad hoc per due semplici motivi: è competente, in qualità di titolare della concessionaria GBC, componenti elettronici, di Crema e oltretutto giovane, perciò aperto e coinvolto nel problema.

Premettiamo che non è nostra intenzione addentrarci nei dettagli tecnici dei K e dei bits ma attenerci ad un linguaggio comprensibile ai non addetti ai lavori.

- Un tuo parere sulla validità del personal computer.

«Il computer e l'informatica sono il futuro. Chi non si sarà affacciato al settore per tempo si troverà irrimediabilmente tagliato fuori. Purtroppo, come spesso succede in un mercato caratterizzato da un vorticoso volume di affari, ecco inserirsi i soliti "estranei", cioè i non addetti ai lavori, che attirati come le mosche alla crema, si improvvisano distributori di computer. Il computer non è una lavatrice. Richiede competenza e professionalità in chi lo offre al pubblico e soprattutto un'adeguata assistenza.»

- Il discorso si fa complicato e "scottante". Tralasciamo per un attimo questi aspetti e andiamo al nocciolo. Quale personal computer ritieni di consigliare, ed il motivo. Inoltre a quanti anni un ragazzo può avvicinarsi al settore?

«Lo "Spectrum" della Sinclair, il "VIC 64" della Commodore e l' "M 10" della Olivetti, sono a mio avviso i migliori personal computer oggi sul mercato. Il VIC 20, quello che ha in pratica conquistato i primi appassionati, è soprattutto un gioco, affascinante e creativo, ma sostanzialmente un gioco. Con gli altri oggi è possibile effettuare operazioni a livello di un vero computer senza perdere le caratteristiche di ottimi videogiochi: quindi anche contabilità commerciale. Del resto noi della GBC siamo legati alla Bit Shop, un marchio che dà l'esclusiva di tutti i software possibile (cioè i programmi) ed una gamma completa di accessori (espansioni, memorie, joystick, floppy disk e stampanti). Insomma da un uso familiare si arriva ad un autentico impiego professionale. Tanto per fare un esempio con il "VIC 64" e l' "M 10" si arriva a gestire tranquillamente la contabilità di una piccola azienda o di un negozio.»

- Sorge però il classico dilemma: imparare a usare il personal è facile oppure richiede particolari studi e lunga applicazione? Ancora: il linguaggio basic, di cui tanto si sente parlare, in cosa consiste?

«Proprio per affrontare la problematica che mi hai riassunto in una domanda ma che in realtà comporta risposte adeguate e sicuramente non facili, realizzerò a Crema una "software house", cioè un'organizzazione in grado di produrre programmi per computer. Mi spiego. La difficoltà nell'uso del personal, ad esempio, consiste nel riuscire a programmarlo secondo le proprie esigenze. Alcuni, i patiti tanto per intenderci, non hanno problemi, anche perché si applicano per ore ed ore. Per gli altri, una volta appresi i meccanismi di funzionamento, la soluzione è semplicissima: potranno avere un programma già predisposto per le esigenze particolari; basterà inserirlo nel personal e le operazioni seguiranno uno schema. Faccio un esempio. Un artigiano ci indica le operazioni principali che esegue in una giornata ed il mondo in cui suddivide il materiale, il prodotto finito, il magazzino, i clienti e fornitori ed avrà da noi un programma su misura.»

«A proposito del linguaggio basic, intendo aprire un'altra parentesi polemica. Infatti si sono organizzati super-corsi costosissimi (di 90 ore) per insegnare il basic, illudendo chi l'aveva frequentato. A costoro mettevi davanti un personal e non sapevano da quale parte cominciare. Il basic è in sostanza il linguaggio del calcolatore, soprattutto del personal, così come per noi è la lingua italiana. Soltanto che è perfettamente inutile che io apprenda l'italiano in modo perfetto, in tutte le sue sfumature, se poi devo parlare il dialetto napoletano. Lo stesso vale per il basic. Infatti ogni calcolatore interpreta il basic nel suo specifico sistema, o "dialetto".»

- Quali, allora, le alternative?

«Qui alla GBC abbiamo, ad esempio, organizzato corsi della durata di 16 ore, che si tengono quattro volte la settimana dalle 19 alle 20. Gli insegnanti sono due professori del politecnico di Milano, due "cervelloni". La mia non è stata un'iniziativa speculativa poiché iscriversi costa la sciocchezza di 50 mila lire. Ebbene, al termine del corso, uno che all'inizio si era presentato assolutamente incompetente, è in grado di usare il suo personal e sfruttarne tutte le possibilità di impiego e arrivare a farsi dei programmi. Mi chiedevi prima a quale età un ragazzo può iniziare la sua avventura nel mondo dell'elettronica. Io credo che già a 12 anni non esistano difficoltà. Un ragazzino di 12 anni che frequenta il nostro corso, spesso, sull'impiego del VIC 64, che lui conosce ormai come le sue tasche, interviene per correggere il professore.»

- Quanto costa trasformare, ad esempio, il VIC 64 in un computer completo?

«Circa due milioni e mezzo compreso naturalmente il personal ed ogni accessorio. Voglio ancora sottolineare le caratteristiche dello Spectrum Sinclair, che costa solamente 390 mila lire IVA compresa. Un piccolo gioiello (con 16 K) che ti permette un rapido apprendimento ed un'ottimale applicazione a livello scientifico. Ritengo infine che i prezzi, oggi, si siano stabilizzati, dopo una notevole diminuzione.»

Il discorso potrebbe continuare a lungo. Tra l'altro in questo momento le richieste di personal hanno abbondantemente superare la capacità di offerta del mercato.

Purtroppo, ancora una volta, una grande invenzione dell'uomo, qual è quella del computer, rischia di venire inquinata dai soliti speculatori. Il nostro consiglio è di rivolgersi a centri specializzati in grado di garantire assistenza, competenza e apprendimento dell'uso del personal.

Per i più scettici un'ultima notizia: è stato sperimentato un "chip" - cioè la scheggia di silicio che è la base mnemonica e attiva del computer - larga 7,9 e lunga 8,6 millimetri capace di raccogliere oltre mezzo milione di informazioni elementari (cioè il doppio di quelle oggi in uso), e di distribuirle in un 120 miliardesimo di secondo. E ciò equivale ad un risultato: moltiplicare per due le attuali già incredibili capacità del computer.

Commenti

  1. Mi chiedo quale sia il misterioso chip cui fa riferimento nel finale, le proporzioni sono quasi quadrate e consideranno l'anno uno potrebbe pensare al 68020 ma le dimensioni sono troppo differenti per essere quello. Tutti i processori di quell'anno e di quelle precedente hanno proporzioni marcatissimamente rettangolari e quindi sono da escludere...

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    1. Non sono riuscito a trovare una risposta accettabile, perché in tutta sincerità non sono riuscito a "tradurre" bene quelle espressioni. Io le ho interpretate come se si parlasse di un microprocessore che indirizza 64Kbyte e lavora con clock a 120 nanosecondi, quindi a poco più di 8 Mhz.

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  2. I corsi di Basic in quel periodo erano un must, ricordo che i miei genitori mi compravano in edicola "Conoscere il computer" per Commodore 64 anche se non credo di aver visto tutte le lezioni. Forse era anche un modo per giustificare l'acquisto di un computer vero e proprio, anche se a dire il vero quasi tutti i bambini della mia età lo usavano solo per giocare.

    Gabriele

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    1. È vero, "Conoscere il computer direttamente dal computer" di Beatrice D'Este era uno dei corsi più famosi di quegli anni, assieme al Videobasic della Jackson. Se vuoi concluderlo, dopo molti anni, è disponibile integralmente su Ready64, a questo link.

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