"Dopo il tv a colori..." (L'Unità, 29 dicembre 1980)

di Andrea Pachetti

Questo articolo pubblicato alla fine del 1980 individua correttamente uno dei trend di quel decennio: se alla fine degli anni Settanta iniziò la corsa all'acquisto del tv color in sostituzione della tradizionale "televisione in bianco e nero", grazie all'introduzione del colore anche nelle trasmissioni della RAI, per molti consumatori degli anni Ottanta il computer diventerà l'ideale complemento tecnologico a quel primo acquisto.

Gli home computer vincenti infatti saranno quasi sempre quelli che potranno essere collegati a un normale televisore, senza necessità di un monitor dedicato. L'articolo mostra efficacemente la gamma di computer che potevano essere acquistati in quell'anno, con un intervallo di prezzi che andava da 300 mila lire fino al milione (quindi da 700 a 2350 Euro, se rivalutiamo tali cifre al 2021).

Dopo il tv a colori anche il computer per famiglia

Con trecentomila lire si può comprare l'apparecchietto personale che serve per conteggiare le spese di casa - Applicato al televisore trasforma il video in schermo-lavagna

MILANO - Un nuovo ospite bussa alla porta delle nostre case. E si presenta con assoluta naturalezza. Verrebbe quasi da considerarlo l'ultimo elettrodomestico, a prestar fede allo slogan pubblicitario «A ciascuno il suo»: l'idea è affascinante, anche se pretenziosa, ma, se non altro per curiosità, suscita più di una domanda. Anzitutto la più ovvia: per farne che? Al "Bit Shop" della GBC in via Petrella a Milano hanno, come è ovvio, più di una risposta.

Ad esempio un "personal computer" può essere sfruttato per la piccola gestione delle spese annuali di una famiglia, per avere sott'occhio il quadro esatto del bilancio casalingo; oppure per calcolare l'equo canone; per impostare un programma adeguato alle necessità familiari; per "pilotare" una lavatrice. L'elenco è pressoché sterminato: «L'unico limite», dicono ancora al Bit Shop, «sta nella fantasia di chi lo usa: una volta che uno abbia imparato a programmarlo, al suo computer può chiedere di tutto». Dai problemi più complicati ad un numero incredibile (all'incirca duecento) di "giochi intelligenti", dagli scacchi a "guerre stellari".

La tentazione, in effetti, almeno di primo acchito, è di concepire il "personal computer" come l'ultimo ritrovato del consumismo, un bel giochino (caro) utile più ad appagare la noia, che ad essere impegnato effettivamente per le numerose funzioni che i tecnici elencano. Da qui la domanda trabocchetto, dalla quale vorrebbe trasparire tutto lo scetticismo di cui è carico il neofita: ma la gente lo compra davvero? «In poche decine di giorni ne abbiamo venduti una cinquantina, dal più semplice al modello più completo. E abbiamo già un notevole numero di prenotazioni: si è già affermato come l'articolo più in voga».

Ma chi lo prende, gente danarosa? «No», rispondono al Bit Shop, «un po' tutti. D'altra parte, i costi sono abbastanza contenuti e i modelli sono sufficientemente vari, da permettere una possibilità di scelta abbastanza vasta: si va, all'incirca, dalle 300 mila lire al milione. Entro questa fascia siamo in grado di soddisfare le esigenze più disparate».

Insomma, pare proprio che il "mostro" non sia più tale. La "macchina infernale" capace di pensare, protagonista di sogni futuribili e fantascientifici si presenta, in tutta semplicità, come un aggeggio manovrabile persino da un ragazzino di quattordici anni («Sono i più svelti ad imparare»), perfettamente compatibili con tv color, lavatrici e tutti gli elettrodomestici ormai diventati tanto familiari per chiunque. Sfatato il mito del "cervellone", resta da vedere, più in concreto, a cosa serve davvero questo "personal computer", e come è fatto.

Il più semplice (il "Sinclair ZX80") ha dimensioni estremamente ridotte: 10 cm per 30, con lo spessore, all'incirca, di un pacchetto di sigarette; ha una tastiera sensitiva (basta appoggiare le dita); funziona collegandolo ad un qualsiasi televisore. La sua scheda caratteristica dice che, a casa, memorizza i compleanni, i numeri telefonici, le ricette di cucina, le spese e il bilancio familiare; nelle piccole aziende può essere usato per piccole gestioni di magazzino.

E poi, dice ancora la scheda, è utile per il tempo libero: il "personal computer" gioca infatti alle carte, risolve le parole incrociate, fa qualsiasi gioco gli venga messo in memoria. Insomma, è una vera manna per chi ha problemi di insonnia.

Dal più semplice, al più complesso: il PET (sigla di Professional Electronic Transactor) "Commodore" della Harden, distribuito sempre dalla GBC. Ha le dimensioni, più o meno, di un medio televisore; ha una tastiera con 73 tasti a doppia funzione; è dotato di un registratore per memoria di massa, già incorporato; può essere associato ad una stampante che riproduce le operazioni impostate sul video; consumo: 100 Watt in tutto.

Con questa apparecchiatura si passa a livelli notevolmente più alti: la casa lo indica per la soluzione di problemi tecnici, scientifici, bancari, finanziari, didattici, e via dicendo. Può fare, addirittura, da dottore: una volta programmato per lo scopo, basta introdurre una serie di informazioni (ad esempio: «Ho la testa pesante, la lingua sporca, l'occhio spento») e il "personal computer", in men che non si dica, stamperò sul video la ricetta appropriata. Naturalmente è già stato approntato il computer che indica le erbe adatte per chi, sofferente, non voglia servirsi dei farmaci. Il "Commodore" è programmabile anche per il calcolo dei bioritmi.

A questo punto, però, può venire il dubbio, del tutto legittimo, di non essere capaci di impostare il dialogo con queste apparecchiature. Niente paura: almeno nel caso del "Bit Shop" è previsto addirittura un corso (a pagamento) tenuto da un docente di informatica.

Viste tutte queste "performances" - che, almeno teoricamente, potrebbero aumentare, a patto che si abbia tempo, denaro e fantasia in misura notevole - c'è da giurare che i giochetti elettronici che fino a ieri ci facevano stare a bocca aperta hanno ormai le ore contate.

Fabio Zanchi

Commenti

  1. Lo slogan "A ciascuno il suo" nella versione completa "A ciascuno il suo computer" appare in queste due pubblicità del 1981: https://www.vintads.it/file.php?cod=137 e https://www.vintads.it/file.php?cod=764

    P.S.: Errata Corrige - "diche che".

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