Intervista a Luca Novelli, i computer e l'informatica per ragazzi

di Andrea Pachetti

(fonte: Luca Novelli)

Il rapporto tra editoria tradizionale e mondo dell'informatica è senz'altro molto complicato, amplificato al giorno d'oggi dal dibattito tra libri elettronici e cartacei. Altrettanto stratificato è il legame tra l'infanzia e i computer, sia dal punto di vista sociologico che didattico: l'introduzione dell'informatica nella scuola, per esempio, fu una tematica analizzata e studiata sin dagli anni Settanta, ma durante il decennio successivo ebbe senz'altro un'esplosione, a causa dell'introduzione degli home computer per le masse di utilizzatori.

Certamente nazioni tecnologicamente avanzate come il Giappone espressero un interesse, sin dagli albori, per l'alfabetizzazione informatica dei ragazzi. In un articolo del 1982 su La Stampa, Vittorio Zucconi segnalò che già un bambino giapponese su due aveva utilizzato un computer in quell'anno.

Aggiunse inoltre, come esempi, che: «La Nippon Electric Company offre corsi gratuiti per i bambini delle elementari, durante le vacanze.» «La Nhk, l'ente radiotelevisivo di Stato, offre classi di uno, due giorni al massimo, fino ai 13 anni, ma forse smetterà: "Non riusciamo a soddisfare tutte le richieste, un giorno si sono presentati 600 bambini insieme. Alcuni avevano 5 o 6 anni".» «La Ntt, compagnia dei telefoni di Stato, ha organizzato un "Club del computer".»

Nello stesso articolo di Zucconi, un manager della Nippon Electric commentava sorpreso: «Vediamo ogni giorno bambini di sei, sette anni, neppure troppo brillanti a scuola, non particolarmente intelligenti, capire al volo, quasi senza sforzo, quello che noi adulti abbiamo impiegato settimane di corsi specializzati per apprendere.»

In Italia le cose andarono diversamente, ma nonostante ciò l'esigenza di comprendere l'utilizzo degli home computer era senz'altro sentita e, nel corso dei primi anni Ottanta, le pubblicazioni cartacee dedicate all'argomento diventarono numerosissime, sia per quanto riguarda il tradizionale canale delle librerie, sia nelle edicole.

In un approfondimento su Tuttolibri, supplemento culturale della Stampa, Luciano Gallino definì addirittura questo fenomeno una «alluvione di manuali, testi introduttivi, pubblicazioni e dispense che parlano di informatica e di personal computer», continuando poi:

«È comprensibile che molti cerchino di capire, di documentarsi; che altri temano quel che potrà succedere al loro lavoro e alle loro abitudini; che altri ancora tentino di attrezzarsi, individualmente, vista la scarsità di iniziative organizzate per l'aggiornamento professionale di massa, onde evitare di scoprirsi da un giorno all'altro, o di essere scoperti, tecnologicamente obsoleti; in altre parole, superflui. Agli uni e agli altri un manuale sembra offrire uno strumento efficace per restare sull'onda dei tempi, o quanto meno una speranza.»

Nel contesto appena descritto giunsero a noi anche una serie di opere destinate ai più giovani, soprattutto in traduzione. Tra di esse è utile citare almeno Il mio libro di elettronica e computer, di John Paton; Alla scoperta del computer con la Pantera Rosa, di Pietro Piazzano; Informagica di Jean-Pierre Petit; Avventure con la microelettronica, di Tom Duncan.

Per la loro qualità intrinseca e per il successo editoriale dell'operazione, sono da ricordare però soprattutto i quattro volumi dell'autore e illustratore Luca Novelli, pubblicati tra il 1983 e il 1985. In particolare Il mio primo libro sui computer, uscito nell'agosto del 1983, ebbe numerose ristampe, oltre alla pubblicazione negli Stati Uniti a opera di Microsoft Press e in altre 16 lingue.

Riguardo il rapporto tra scuola e informatica, così Novelli si esprimeva in un'intervista del 1985: «Il computer a scuola può essere uno strumento formidabile. I costi sono contenuti, l'aggiornamento degli insegnamenti rapido» e ancora: «Non si tratta di introdurre l'ora del computer, per poi ridurla all'ora di ginnastica, ma di riorganizzare piani e metodi di studio.»

(fonte: Luca Novelli)

In una conversazione via email, avvenuta nell'estate del 2014, ho avuto il piacere di parlare con l'autore, commentando i quattro volumi e il suo interesse verso l'informatica. Segnalo anche questo interessante catalogo, presente su Issuu, che ne documenta tutti i lavori e che ha fornito le immagini a corredo di questo articolo.

Mi interesserebbe capire il fine e l'intendimento di questi libri sugli home computer, usciti in un momento storico in cui l'informatica personale era agli albori e le scuole senz'altro non se ne occupavano. Libri indirizzati a un pubblico molto giovane, ma a mio parere godibili da chiunque.

Guardandoli ora mi fanno sorridere sia per la grafica che per certe ingenuità ma il clima, la situazione storica e l'intendimento era proprio questo. Fu un successo editoriale notevole, declinato nelle lingue di sedici paesi e con molta attenzione da parte dei media di allora. In Italia il primo volumetto fu recensito persino da Le Scienze (Scientific American, maggio 1983).

Come è arrivato a interessarsi a questo argomento e come è nato il progetto presso Mondadori? Parlando di Mondadori, ricordo con piacere la sua striscia Il Laureato su Urania. C'è stata la formazione di qualche comitato scientifico per la stesura dei testi oppure è stato tutto realizzato interamente da lei? Ho davvero apprezzato la precisione terminologica dei testi, pur mantenendo il giusto grado di divertimento e leggerezza. Ritengo sia un'armonia difficile da ottenere.

In quegli anni le mie strip (Il Laureato) e miei cartoon erano pubblicati non solo da Urania ma anche da Il Giorno, Il Messaggero, Il Mondo, Epoca e così via. Nel contempo avevo cominciato a scrivere e disegnare libri di divulgazione scientifica divertenti, su temi che mi appassionavano, il DNA e l'ecologia soprattutto. ll primo, Viaggio al centro della cellula, manuale di biologia a fumetti (Ottaviano Editore) è del 1978. I miei pochi concorrenti erano inglesi o americani.

Così Egidio Pentiraro, direttore delle neonate Edizioni Elettroniche Mondadori, su suggerimento del mio agente Marcelo Ravoni, mi chiese di realizzare un libro per ragazzi, anzi dei libri, sui computer. Come editor mi affiancò Federico Canobbio-Codelli, filosofo delle scienze, che poi è diventato un grande amico. Mi portai a casa un Vic 20 e una dozzina di libri in inglese.

Per scrivere i testi usai la mia Olivetti Lettera 35. Dopo sei mesi Il mio primo libro sui computer fu presentato a Roma al corpo vendita della Mondadori e fu allora che mi resi conto che sarebbe stato un best seller seguito da altri. Tra le varie edizioni nel mondo, compresa la giapponese, l'enciclopedia informatica uscita in Sud America e l'edizione inglese di Microsoft, la serie superò il milione di copie.

(fonte: Tuttolibri)

Riguardo le Edizioni Elettroniche Mondadori, mi ha sempre incuriosito il fatto che il loro logo che compare sui libri fosse per metà quello di una società francese, la VIFI International, che faceva uscire anche videogiochi.

Se ricordo bene era una joint venture internazionale della quale la Mondadori era capofila e alla quale partecipavano anche aziende non editoriali. Come prevedeva la sua mission ha prodotto libri, programmi e oggetti multimediali. Per alcuni anni è stato un punto di riferimento per molte belle teste.

In un articolo su Tuttolibri si afferma che lei, durante la stesura del libro per il Logo, aveva sperimentato il linguaggio su Commodore 64 assieme ad alcuni alunni delle elementari. Anche per i libri precedenti c'era stata qualche forma di sperimentazione analoga?

La prima iniziativa si chiamava Ragazzi & Computer. Consisteva in tre pomeriggi di BASIC al Centro Culturale Francese di Milano. Poi fummo ospitati da Roberto Denti alla Libreria dei Ragazzi. I primi computer mi furono prestati da Olivetti e IBM, che ci fornirono anche di stampanti, programmi di scrittura e giochi. Poi la Commodore mi diede sei Commodore 64 sui quali appunto testammo Logo.

Credo che realizzare il libro su Logo con i ragazzi sia stata una delle esperienze più straordinarie di quel periodo. Mi spiace che questo linguaggio creato da Seymour Papert al MIT non abbia avuto la diffusione e l'attenzione che meritava e che merita tuttora. Contiene la filosofia di Piaget e ha alle spalle gli studi sull'Intelligenza Artificiale di Marvin Minsky. Dopo Logo non mi sono più occupato di Informatica. l'ho solo usata.

(fonte: Luca Novelli)

La sequenza dei suoi libri quindi è: Il mio primo libro del computer; Il mio primo libro del basic; Il mio primo dizionario dei computer; I fantastici mondi di Logo, esatto? Ho notato anche un quinto libro chiamato Le macchine pensanti ma che non credo faccia parte di questa serie.

Sì, la sequenza è questa. Le macchine pensanti è uscito successivamente nella Mondadori Ragazzi. Consisteva in una storia dei robot.

Lei, in linea di principio, sarebbe favorevole o contrario alla scansione digitale e alla presentazione online di questi suoi libri?

Dei primi tre in "linea di principio" sarei contrario, almeno per ora. Perché non mi riconosco più nello stile dei disegni e della comunicazione. E anche per il contenuto. Il Dizionario per esempio contiene vocaboli che sono obsoleti o inutili per un nativo digitale che vuole sapere come funzionano gli aggeggi che usa ogni giorno.

Insomma, mi sentirei a disagio se a qualcuno gli saltasse in testa di usare questi miei libri per iniziare all'informatica i ragazzi di oggi. Certo, ne Il mio primo libro sui computer c'è la profezia di Internet, quando al mondo la rete aveva solo poco più di 200 nodi, ma per la Storia (con la S maiuscola) basterebbero le copertine, il sommario, il "cosa c'è in questo libro".

Viceversa non sarei contrario alla messa a disposizione dell'intero libro di Logo. So che è stato usato in fotocopie in corsi per ragazzini disabili e in altre occasioni simili. È come l'alfabeto dei Fenici, è stato inventato 3000 anni fa e potrebbe essere ancora utile a qualcuno fra diecimila anni.

Per concludere, mi piacerebbe avere da lei, se possibile, un commento sull'atteggiamento dei bambini e dei ragazzi di allora, in rapporto all'avvento degli home computer che iniziavano a entrare nelle case degli italiani. Se cioè vi era una certa diffidenza (come da parte di molti adulti) oppure, magari guidati dalla passione del videogioco, vi era solo il piacere della scoperta.

Era entusiasmante. Non c'era differenza a metterli davanti a un videogioco o alle mie mini-lezioni di Basic o di Logo. Usavano i Commodore con la stessa disinvoltura che hanno i bambini di oggi con i tablet: nessun timore, nessuna soggezione, nessuna noia, la stessa sana curiosità. C'era un baratro tra loro e gli adulti intorno che non avevano capito che il mondo non sarebbe stato più quello di prima.

Ho un ricordo preciso di quel periodo. Ero nella sala d'aspetto dell'aeroporto di Mosca. Un ragazzino europeo stava giocando con un videogioco Nintendo. Dietro di lui, in piedi, c'era un generale pluristellato dell'Armata Rossa. Era un omone grigio che sembrava tagliato con l'accetta. Guardava il ragazzino, guardava il videogioco, fisso e stupefatto, come avrebbe guardato un marziano mangiare rondelle e bulloni. L'anno dopo l'Unione Sovietica diede forfait e cadde il muro. Io ho sempre collegato le due cose.

Riferimenti bibliografici:

(omissis, chiedere in privato via e-mail)

Commenti

  1. Vedi Andrea, non so quanti anni hai ma più leggo i tuoi pezzi su 4 bit e più capisco che certe cose erano condivise da un'intera generazione. Anch'io comprai "il mio primo libro sui computer", e anche a me brillarono gli occhi quando lo lessi. Io sono un classe 1972, e adesso che leggo l'articolo ringiovanisco di 30 anni. :)

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    1. Sì, è senz'altro così. Io ricordo anche con piacere le pubblicità del libro di Novelli sul Topolino mondadoriano.

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  2. Un altro articolo che mi riempie di gioia. Adoravo - e, a riguardarle, adoro - quelle illustrazioni. Lessi "Il Mio Primo Libro sui Computer" a casa di una mia compagna di classe delle elementari a cui era stato appena regalato. Ero andato là per giocare. Mi chiusi in bagno col libro e lo lessi tutto d'un fiato (o almeno così ricordo) mentre lei bussava intimandomi di giocare a nascondino. Niente da fare.
    Con trent'anni di ritardo posso dire: grazie di cuore, sig. Novelli!

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    1. Grazie, Babich. Apprezzo davvero commenti come il tuo, poiché mi fanno capire che questa è la strada giusta da seguire per gli approfondimenti.

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  3. Ho ricevuto quel libro in regalo ad un mio compleanno (1984, o forse '85).
    Lo consumai, rileggendolo decine di volte. Avrei avuto un vero computer solo tre anni più tardi.
    Oggi sono professore associato di ingegneria informatica, e ho fondato un'azienda di software AI da 15 dipendenti.
    Non dico che il merito è tutto di quella lettura, ma un po' sì :)
    Che tenerezza rivedere la copertina...

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