L'articolo qui presentato fa parte dell'Archivio Storico di
Quattro Bit ed è tratto dalla rivista Scienza & Vita Nuova n. 1
(giugno 1979) pp. 63-65, 67 fonte:
Retrocomputing.altervista.org
[Un interessante articolo divulgativo relativo al nascente mercato
dell'informatica personale in Italia, pubblicato su una rivista generalista.
A parte quante imprecisione (il Commodore PET della "Thomas"?) si rivela
comunque una testimonianza efficace delle primissime fasi della diffusione
dei computer nel nostro Paese. Preziosi per i temi che affrontiamo di solito in queste pagine risultano
l'intervento del Dott. Hazan della Homic e la descrizione del gioco degli
scacchi su PET.]
Entra in famiglia il calcolatore elettronico
Il costo da mezzo milione in su lo rende assimilabile ad un elettrodomestico
Come il telefono, la macchina per scrivere e l'apparecchio fotografico, il
«computer personale» è destinato ad entrare nell'uso quotidiano: ci
aiuterà per l'amministrazione, le lezioni da ripassare, i giochi e si
renderà utile in tutti gli impegni che vorremo inventargli
Massimo Zamorani
L'impatto fra il calcolatore e i ragazzi si risolve in modo fulmineo. Poche istruzioni di uno specialista mettono i giovanissimi nelle condizioni di discutere subito con il computer. |
Il neonato degli elettrodomestici è pronto per entrare in casa: è il
calcolatore utilitario in grado di fare i conti della spesa, amministrare il
conto corrente in banca, dare ripetizioni di geometria o di storia ai ragazzi
e giocare a scacchi con il padrone di casa. Il costo di questo computer di
minimo ingombro (può trovar posto anche sul tavolino da notte) è allineato con
le dimensioni familiari: da mezzo milione di lire, a un milione e mezzo;
sette-otto milioni per impieghi di maggior impegno, anche per il calcolo
scientifico.
«Siamo all'alba di una rivoluzione» dice il dott. Hasmonai Hazan della
Homic, ditta che importa in Italia i minicomputer e che ha aperto a Milano in
piazza De Angeli un negozio per la vendita al pubblico,
«una delle tante rivoluzioni che hanno modificato radicalmente il modo di
vivere dell'uomo moderno».
Alle origini di questo evento ci sono due elementi tecnologici. Prima di tutto
la miniaturizzazione, che è pervenuta in questi ultimi anni a costi assai
bassi. Tenuta a battesimo dalle esigenze spaziali (concentrare nello spazio
angusto di un satellite il maggior numero di funzioni possibile) la
miniaturizzazione, vale a dire la tecnica di ridurre in spazi sempre più
piccoli gli organi vitali di un apparecchio, si è giovata successivamente di
accorgimenti sempre più efficaci e sempre meno costosi: transistori, circuiti
integrati, LSI o integrazione su larga scala, Chips o microprocessori.
Il secondo elemento decisivo è costituito dal linguaggio. Al calcolatore è
necessario parlare nella sua lingua e questa lingua è stata, fino a oggi,
tanto complicata che per addestrare i tecnici destinati a fungere da
interpreti con il computer era necessario sottoporli a un severo e preciso
insegnamento, che durava anni. Quando è stato possibile ─ ed è cosa
recentissima ─ semplificare il linguaggio dei calcolatori al punto tale da
porlo a portata di mano di chiunque, e in breve tempo, in modo che diventasse
possibile al profano farsi i propri programmi per imporli al computer, un
grande passo avanti verso la semplificazione del rapporto uomo-macchina è
stato realizzato. Tra il basic (che è la lingua semplificata dei
calcolatori domestici) e il cobol (che è uno dei classici linguaggi in
uso per impartire ordini ai grandi cervelli elettronici) ce ne corre: il
passaggio quasi dalla lingua madre allo suahili.
Utilità e hobby
I microcomputer sono nati negli Stati Uniti nel 1975 e hanno incominciato a
diffondersi negli ultimi due anni, quando sono comparsi sul mercato piccoli
elaboratori confezionati non più per uso industriale, commerciale o di ricerca
ma per la casa e la persona. Oggi negli "States" esistono più di mille negozi
che vendono calcolatori personal a prezzi variabili tra i 400 e i 1.000
dollari. Gli orientamenti della produzione (vi sono complessi industriali
ormai specializzati in questo tipo di "cervellini" elettronici) sono
semplicissimi: utilità e hobby. Queste sono le funzioni cui il microcomputer,
nelle più diverse versioni, deve provvedere.
«Naturalmente» dice il dott. Hazan
«questi computer personali sono capaci di far di tutto. Basta saperli
programmare».
Di programmi ve ne sono di già fatti e pronti, che si acquistano anche sotto
forma di una comune cassetta da registratore, oppure è possibile farseli a
proprio personale gusto.
Prendiamo una delle più tipiche utilitarie del calcolo: il "Commodore Pet
2001", prodotto dalla Thomas (sic!), già in vendita anche in Italia al prezzo
di un milione e mezzo di lire. L'apparecchio è largo 42 cm, lungo 47 cm e alto
35 centimetri e mezzo. Pesa circa venti chili.
Gli elementi che costituiscono il complesso sono in parte visibili e in parte
invisibili, perché contenuti all'interno dell'apparecchio. Si riconoscono
immediatamente un video-display (cioè un piccolo schermo tipo televisore a 9
pollici, bianco e nero); una tastiera non molto diversa da quella di una
macchina da scrivere, con 73 tasti di cui alcuni recanti caratteri grafici
(lettere alfabetiche e numeri) e altre con comandi specifici; un vano
portacassetta incorporato a lato della tastiera e non diverso dall'analogo
elemento di un qualsiasi registratore. Invisibile, custodita all'interno
dell'apparecchio, è la memoria, costituita da circuiti integrati, che è il
punto obbligato di transito di ogni funzione e di ogni programma.
La memoria è formata da "elementi di accumulazione" che stivano e conservano
le informazioni pervenute e che costituiscono i vari programmi di lavoro.
L'elemento memoria (del tipo ad accesso casuale, come viene definito dai
tecnici, il preferito per i computer personali) è anche l'interprete ─ al
servizio del calcolatore ─ del linguaggio basic con il quale l'uomo
deve comunicare con la macchina.
Il basic, che s'impara in poche ore d'applicazione, è costituito da una
serie di brevi parole dell'inglese comune: read, print,
next, eccetera, che hanno il vantaggio di essere chiare e
inequivocabili. Il calcolatore infatti, non è intelligente secondo il
significato completo che questo termine ha nell'accezione comune ma, in
compenso, è preciso e quindi le ambiguità, i sottintesi tipici del linguaggio
umano non lo convincono. Esige chiarezza totale anche se, qualche volta, egli
stesso cade nel dubbio.
Partita a scacchi
Inseriamo una cassetta recante il programma del gioco degli scacchi. È,
questo, uno dei programmi più interessanti perché adempie ai principi
modernissimi dell'istruzione programmata. Nella cassetta ci sono otto livelli
graduati di abilità, vale a dire che il "Commodore", una volta digerito il
programma, potrà essere in grado di giocare come otto giocatori diversi,
secondo una graduatoria di capacità. La cassetta scorre silenziosa, e di mano
in mano che il nastro si svolge (pochi minuti) il computer "impara" a giocare
a scacchi. La sua "memoria" viene interamente assorbita dal programma della
cassetta e l'elaboratore si pone in condizione di rispondere alle richieste
(cioè le mosse del suo avversario) con rapidità.
Ecco, il programma è digerito e sul video appare la scritta: ready,
sono pronto. Lo invitiamo all'azione sempre in lingua basic: run, vai.
La scacchiera compare sul video, insieme a un'indicazione: I.Q. = 8. Vuol dire
che abbiamo a che fare con il nostro "Commodore" che giocherà a quoziente di
intelligenza 8, vale a dire al più alto livello di abilità previsto nel
programma. Muovo il quarto pedone da sinistra di due caselle: D2 - D4. Rapido,
il computer sposta minacciosamente il cavallo di sinistra. Mando avanti
l'alfiere di sinistra e il calcolatore, prima di effettuare la contromossa
(avanzata di una pedina) ci pensa su ben due minuti, perché prima di muovere
valuta tutte le possibili sequenze di quattro mosse che io potrò fare in
seguito e le sue possibilità di ribattere ad ognuna di esse.
Mi rendo conto perché un famosissimo armatore italiano, uno degli uomini che
manovrano l'economia nazionale, da tre mesi va in bestia di fronte al
calcolatore che gioca agli scacchi: non riesce a battere il computer se appena
la macchina lavora oltre il secondo livello di abilità.
«Fino a dieci anni or sono» dice il dott. Hazan
«solo computer da 300 milioni in su potevano essere programmati per gli
scacchi». Da parte mia rammento uno storico simposio sui cervelli elettronici,
tenutosi a Firenze nel 1962 e lo stupore dei convenuti di fronte al grosso IBM
1620 dell'Università di Firenze che batteva tutti a quel gioco di bastoncini
allora popolarissimo, perché figurava in un famoso film: "L'anno scorso a
Marienbad". Oggi questo microcomputer utilitario si permette di fare lo
scacchista e di sbaragliare anche gli armatori.
Gli impieghi professionali
Il transito dallo hobby al lavoro è rapidissimo. Il "Commodore" in un
battibaleno si è digerito il programma della tenuta di un magazzino per
ricambi d'auto e dopo aver dimenticato alfieri e cavalli, eccolo scodellare la
lista delle giacenze, poi il listino prezzi e infine il saldo magazzino.
In effetti, mentre negli Stati Uniti il computer personale sta saturando
soprattutto il mercato dello hobby, in Italia (nella sola Milano, prima
città a lanciare le utilitarie del calcolo, ne sono stati venduti 200 in tre
mesi) sono piuttosto i professionisti e le piccole aziende a vedere nel
"cervellino elettronico" un utile strumento di lavoro. Infatti il "Commodore"
è in grado di adempiere a non poche funzioni che interessano lo studio di un
professionista o una piccola amministrazione: vi sono programmi paghe,
fatture, contributi, schedario clienti, scadenzario titoli e così via.
Guardiamo ora più da vicino il microcomputer che, smesse le mezze maniche
dell'impiegato, indossa la livrea di elettrodomestico. Può controllare il
bilancio familiare, amministrare il conto corrente, tener conto delle spese
alimentari, calcolare l'equo canone. Poi fa da ripetitore: la ragazzina ha
necessità di "rivedere" la matematica? Ci pensa il computer, cui può essere
fatto digerire anche un programma di storia comprensivo di interrogazioni. A
questo proposito è sorprendente considerare che mentre l'adulto ha necessità
di un certo tempo per imparare a superare la timidezza che lo coglie,
talvolta, davanti alla tastiera e per apprendere il basic, l'impatto
tra calcolatore e ragazzino si risolve invece fulmineamente. Pochi minuti e il
fanciullo ha già imparato a giocare con "Commodore" e a parlargli.
"Optional" per auto
Comunque il "2001" non è l'unica utilitaria del calcolo. Il gradino minimo è
strettamente legato all'elettronica come hobby: con quattrocentomila
lire è acquistabile il kit del
Nascom 1: una scatola di
montaggio con la quale vengono offerti la memoria, la tastiera e il sistema
operativo per gestire il televisore di casa e il registratore a cassetta di
cui già siete in possesso. Le componenti nuove collegate ai vostri vecchi
oggetti diventano, se seguite per bene le istruzioni del manuale, un
efficiente microcomputer domestico.
Al di là del "Commodore Pet 2001" vi è una gamma abbastanza estesa di
soluzioni, di cui la più ricca è il 6800 micro Motorola, che costa dai cinque
ai sette milioni, a seconda della configurazione, e dispone di 600.000
caratteri.
Un esempio un po' particolare di calcolatori personali (chiaramente riservato
ai VIP) è il "Commodore PET" installabile sulla Jaguar "Panther", insieme
all'impianto stereofonico e al bar. L'auto costa 76 milioni, l'impianto
musicale stereofonico in alta fedeltà cinque milioni. Il microcomputer non
costa che tre milioni, una vera sciocchezza rispetto agli altri
optional.
«Il calcolatore personale» dice Hazan
«avvicinerà il calcolo elettronico alla portata di tutti. È una rivoluzione
tipo calcolatore tascabile, che ha avvicinato al calcolo automatico un gran
numero di persone: esercenti, scolaretti, benzinari, massaie, amministratori
e insegnanti».
Gli è stato fondato un "club" cui si iscrivono gli aventi dei calcolatori
personali, e per gli inizi di giugno è annunciata presso il Centro Commerciale
degli Stati Uniti a Milano la prima rassegna del microprocessore,
home e personal computer.
Prima di togliere i contatti con il microcomputer, tento una rapida partita a
filetto: io la prima mossa, lui la seconda, io la terza. Mi sembra di aver
giocato bene, invece la scacchiera sparisce dal video e compare una scritta:
I win play. Ho vinto il gioco.
BOX - ECCO COME SI PARLA COL COMPUTER IN LIVREA
Il basic è la lingua che il calcolatore capisce. Non che ragioni in
termini linguistici, badiamo bene, perché la fisiologia del lavoro elettronico
consiste in ben altro: sono funzioni elettriche e magnetiche, non
linguistiche. Però il "computer" capisce il basic e si comporta in
conseguenza.
Il vocabolario è limitato ma preciso, i termini sono presi dall'inglese
elementare e, in genere, sono formati da una sola sillaba.
LET: recepire; THEM: definire; DIM: dimensionare; READ: leggere; PRINT: stampa
o riproduci sul video; FOR: per; IF: se (è un'alternativa); NEXT: prossimo;
END: fine; GOTO: vai. Questo è il patrimonio linguistico fondamentale. Ma si
può andare oltre: RESTORE: porta le variabili a zero; REM: ecco istruzioni
che, però, non devi eseguire; GET: c'è una variante; INPUT: accetta le
istruzioni che seguono; GOSUB: devi "fare una routine", cioè ripetere una
determinata sequenza; RUN: avviati; NEW: azzera; FRE: quanta memoria libera
hai da mettermi a disposizione?
Naturalmente la conversazione non avviene con la voce ma attraverso la
tastiera, non dissimile da quella di una macchina da scrivere. Comunque, date
tempo al tempo e, se vorrete, è certo che nel prossimo futuro
l'elettrodomestico più cerebrale, cioè il "computer", sarà in grado di
recepire anche gli ordini dalla vostra viva voce.
BOX - FAR DA SÉ IL PROGRAMMA DEL BILANCIO DOMESTICO
Gli esperti dicono che è più facile imparare a fare un programma per il
calcolatore domestico piuttosto che descrivere come si fa. Comunque è
interessante considerare che il primo insegnamento impartito dal computer
consiste nell'opportunità di essere ordinati e cortesi. Ordinati perché se non
si hanno le idee chiare e logiche dal calcolatore non si ottiene nulla.
Cortesi perché se non fate le cose come van fatte e perdete la pazienza, sono
dolori: vi arenate.
Anche il primo passo per impostare un bilancio domestico computerizzato,
quindi consiste nel chiarire bene a voi stessi quali dati volete immettere nel
calcolatore e che cosa desiderate avere da lui. Il secondo passo: codificate
le vostre istruzioni, cioè il programma, in procedure semplici. Per esempio
immettete nel calcolatore tutte le voci di spesa (vitto, scuola, trasporto,
eccetera); poi gli comandate di sommarle alle precedenti di mano in mano che
gli pervengono; quindi di ordinarle come fine mese e anno, memorizzando e
azzerando a fine somma.
Se giornalmente gli fornite i dati, in qualunque momento potete poi sapere non
solamente quanto avete speso, poniamo, nei primi sedici giorni del mese in
corso ma anche se avete speso più del mese precedente o della media dei mesi
passati. Potete anche apprendere quanto vi è costato l'abbigliamento nei primi
nove mesi dell'anno; quanto le vacanze. Potete ottenere il saldo del vostro
conto in banca e valutare se con la somma che andate risparmiando e
accantonando, mese per mese, riuscite a farcela a concedervi il lusso della
desiderata crociera per la prossima estate. Oppure potete sapere se il costo
della nuova auto è ammortizzabile o no in cinque anni.
Il contenuto della memoria del Commodore è di 7.167 caratteri (lettere
alfabetiche, numeri o simboli) ma quando volete liberare la memoria per dar
modo al "computer" di passare ad altro lavoro, potete ordinargli di salvare il
programma, per esempio, del bilancio familiare, in modo da essere sempre in
grado di utilizzarlo quando serve. Come? Sarà sufficiente ordinare al computer
di trasferire tutto quel che sa sulle vostre spese su un comune nastro
magnetico da registratore. Egli obbedirò e vi avvertirà: ho salvato il
programma, prendete la cassetta. Che cosa resta da dire, allora se non:
«grazie, amico commodoro?»
Molto lungo e completo, come da tradizione per questa gloriosa rivista di divulgazione scientifica. Qualche imprecisione c'è, oltre al misterioso Thomas che non si capisce che ci stia a fare (nel seguito viene sempre chiamato "Commodore" PET, con le virgolette). Mi riferisco alla farraginosa spiegazione dei comandi BASIC (non basic minuscolo: è un acronimo!) LET = recepire (?) e l'inesistente THEM = definire, forse una storpiatura del THEN che segue lo statement IF, qui lasciato solo soletto.
RispondiEliminaComunque, tutto sommato un articolo ben fatto, con un livello di approfondimento oggi purtroppo impensabile anche per riviste di analoga fascia. Ho cercato di più sul dott. Hazan, trovandolo come attuale Independent Director nel CdA di una grossa azienda software. Una sua intervista dell'epoca, molto interessante, è reperibile su MC Microcomputer qui: https://issuu.com/adpware/docs/mc011/14
Grazie ancora per queste chicche.
Sì, THEM è un evidente errore ma ho preferito lasciarlo com'era, per conformità all'originale cartaceo. Ero a conoscenza di quell'intervista al Dott. Hazan, dato che c'è già un ottimo sito dedicato a quella rivista e all'indicizzazione dei suoi contenuti, non mi sono mai dedicato in prima persona alla riproposizione di articoli tratti da Mc Microcomputer.
EliminaAvete letto che il PET poteva essere aggiunto come optional a un automobile? Mi sembra una notizia particolare, che non viene detta da nessun'altra parte, nemmeno su wikipedia. Io penso che si intenda la Panther De Ville che veniva comunque costruita proprio in quegli anni e montava un motore Jaguar.
RispondiEliminaGabriele
Io di automobili non so niente e cercando per "Jaguar + Panther" mi apparivano quasi esclusivamente informazioni sulla console Atari! Grazie, mi sarà utile per fare qualche altra ricerca.
EliminaIl "gioco coi bastoncini" è NIM (https://en.wikipedia.org/wiki/Nim), una versione per PET è qua: https://www.youtube.com/watch?v=SU9CgZ36QVk .
EliminaSì, esiste una variante del NIM nota proprio come Marienbad. Ho aggiunto un link dove si può trovare un simulatore interattivo del gioco.
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