"Spendiamo 38 miliardi all'anno..." (La Stampa, 7 ottobre 1979)

di Andrea Pachetti

Proponendo la lettura di questo articolo, ovviamente all'interno della nostra Rassegna Stampa tematica, vogliamo tirare le somme di quanto detto l'anno scorso a proposito dell'ENADA, l'evento fieristico degli apparecchi automatici per il divertimento organizzato dalla SAPAR, in special modo delle edizioni che si erano svolte durante gli anni Settanta e che avevano mostrato la presenza sempre più preminente dei videogiochi a moneta all'interno di quel settore.

Solo i più attenti tra i lettori di Quattro Bit ricorderanno che avevamo diviso le descrizioni in due parti, dedicate rispettivamente alla prima e alla seconda parte di quel decennio, proprio a sottolineare la differenza tra l'avvento dei primi videogiochi elettronici, da Pong a seguire, e la progressiva diversificazione dei generi che vedrà nel 1979 il boom dei giochi di "battaglie spaziali".

Se qualcuno noterà un accenno di ironia nella frase precedente, è semplicemente dovuto al fatto che, pur comprendendo come nel mondo attuale un anno trascorso possa sembrare un'eternità nella memoria collettiva, non possiamo fare a meno di notare che uno degli sport nazionali continua a essere quello di reinventare la ruota prendendosene ogni merito, ma tant'è... La memoria potrebbe essere rinfrescata con una banale ricerca su Google.

L'articolo che presentiamo (tratto da La Stampa) è molto simile all'omologo risalente allo stesso periodo pubblicato su Stampa Sera, ma ha il merito di focalizzare la propria attenzione proprio sull'evoluzione dei generi a cui accennavamo in precedenza. L'unica cosa leggermente ingenua, agli occhi attuali, può apparire il titolo leggermente "clickbait", dato che è evidente come la molteplicità degli apparecchi fosse già assai sviluppata nel 1979 e ben lontana dal limitarsi alle slot machine care ai gangster americani. Nell'articolo stesso si citano peraltro «flippers, juke-boxes, calcio balilla, ping-pong, videogiochi elettronici, biliardi e giochi (e non giocattoli) per bambini» a formare il gruppo di intrattenimenti a gettone nel quale gli italiani avevano speso in quell'anno ben 38 miliardi di Lire.

Trascriviamo dunque integralmente i tre paragrafi che riguardano esplicitamente l'ambito videoludico, rimandando il lettore alla visione del testo complessivo nell'immagine riprodotta in calce, oppure direttamente all'Archivio La Stampa. Si noterà la particolare attenzione del giornalista Bruno Ghibaudi nei confronti dei giochi di guida, ma anche la citazione di nuove dinamiche ludiche come la «macchina lungo un tracciato labirintico» che è propria di Head On della Sega, arrivando alle avventure spaziali di Space Invaders e cloni, che caratterizzeranno il 1979 e gli anni immediatamente successivi.

«Dove la fantasia dei progettisti si sbizzarrisce senza freni, è però nei giochi elettronici. Una buona parte di questi apparati stimola l'orgoglio dei guidatori di auto e li trasforma in spericolati piloti di formula uno. Su uno schermo appare il tracciato di una strada o addirittura viene proiettata la sequenza filmata di un percorso stradale ripresa dal vero. Con l'aiuto di un volante si tratta di percorrerla senza fare errori. Un contatore elettronico li enumera e stabilisce il punteggio. I nomi dei vari apparati non hanno bisogno di commenti: "Long Beach", "Speed freak", "Sprint", "Super road Champion". Sulle consolles, che ospitano uno o due giocatori, fioriscono pulsanti, contagiri e leve per il cambio della velocità a 3 o 4 rapporti, collegate ad altoparlanti che per creare l'atmosfera mandano un suono proporzionale ai giri del motore. Su queste strade capita naturalmente di tutto: curve da cardiopalmo, strettoie, macchine da sorpassare o procedenti in senso opposto. Il tutto con derapage in curva e sulla strada bagnata. Fra i rumori c'è perfino quello dello scontro fra due vetture, mentre il vincitore di un gran premio viene salutato da una fanfara trionfale.»

«L'inserimento del teleschermo ha consentito di ampliare enormemente le possibilità dei giochi elettronici. si può guidare una macchina lungo un tracciato labirintico, cambiando di volta in volta segmento per non scontrarsi con una vettura che il computer guida in senso contrario, fino a cancellare una lunga serie di puntini luminosi. Si può giocare a tennis, basket, rugby e perfino al pugilato; ci si può improvvisare cacciatori subacquei e arpionare pescicani, pescispada, polipi e perfino altri sub; oppure si può andare a caccia di leoni, di giraffe, di zebre e di antilopi nella savana. Un visore a periscopio, con pulsante di lancio sulla maniglia destra, consente di mandare a fondo delle navi con i siluri elettronici.»

«La novità più entusiasmante, anche per i grandi, è naturalmente costituita dalle battaglie spaziali. "Space Work", "Star fire", "Space Invader", "Starhawk", "Ufo" sono alcuni di questi giochi. L'ambiente viene ricreato sulla superficie del tubo catodico o su uno schermo, dove compaiono immagini tanto chiare e suggestive da dare la sensazione del 3-D. Sotto l'azione di mortali raggi disintegratori e con l'aiuto di suoni elettronici appropriati, le astronavi degli invasori alieni si dissolvono in un lampo per far comparire - e questo inquina un po' l'atmosfera spaziale con esigenze terrestri - il punteggio corrispondente.»

Commenti

  1. magari aggiungerei per i profani che la citata SAPAR è l'associazione nazionale "Servizi e Apparecchi per Pubbliche Attrazioni Ricreative". Tra l'altro come saprai la stessa SAPAR, ormai mestamente votata a videopoker e affini, gestisce dal proprio anno di fondazione, il 1962, un centro studi chiamato Automat che documenta "argomenti di natura tecnica, politica, giuridico-fiscale, socialogica e psicologica connessi al divertimento automatico" (purtroppo il sito di quest'ultimo è in manutenzione ma confido si trovi qualcosa di loro altrove per il web: https://www.automatnews.it/).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Effettivamente non ho messo un link esplicito (e lo aggiungo, perché è utile): penso comunque che sulla SAPAR siano state spese abbastanza parole nei due vecchi post che descrivono le prime edizioni dell'ENADA. Per quanto riguarda la rivista Automat in particolare, segnalo che era comparsa un'intervista al sottoscritto, riguardante ovviamente la storia del videogiochi, sul n. 7-8 del luglio-agosto 2016 :)

      Elimina

Posta un commento