"Comodamente seduti davanti a Vectrex" (Tuttolibri, 19 febbraio 1983)

di Andrea Pachetti

Visto l'interesse per questo tipo di contenuti, proponiamo un nuovo articolo giornalistico di Giampaolo Dossena, tratto da Tuttolibri. In questo caso la protagonista è la nuova console Vectrex, giustamente celebrata come un primo punto d'incontro tra i videogiochi "da bar" e quelli "da casa".

Venduta negli Stati Uniti dalla General Consumer Electronics (GCE) a partire dalla fine del 1982, grazie all'acquisizione di GCE da parte della Milton Bradley venne poi distribuita nel 1983 anche in Europa, così come in Giappone grazie a un accordo con Bandai.

In Italia arrivò giusto in tempo per il Natale del 1983, distribuita in via ufficiale dalla MB Italiana, anche se la reale diffusione di questo hardware crebbe poi solo nel 1984, prima di scontrarsi con la definitiva affermazione degli home computer come principali macchine da gioco.

Dossena, descrivendo il Vectrex nel febbraio dell'83, fu dunque uno dei "fortunati" che ebbe a disposizione una console d'importazione marcata GCE: è da ricordare infatti che già nella primavera di quell'anno alcuni negozi italiani (come Play Game a Torino, per esempio) vendevano già il Vectrex in quel periodo, a 499.000 lire di listino (circa 700 euro del 2020).

Almeno uno fra i nostri lettori ha l'influenza, non può andare al concerto e decide di farsi venire la grande orchestra sinfonica in casa. I soldi non gli mancano. Bisognerà vedere se ha il locale adatto.

Così uno fra i nostri lettori potrebbe desiderare di avere in casa tutti i videogiochi di una sala giochi ma non è detto che abbia il posto dove metterli. Fra parentesi, "sala giochi" si dice "arcade" in inglese.

La differenza fra avere un'orchestra nel salone e ascoltare un disco è forte. Non meno forte è la differenza fra avere in casa un videogioco da sala giochi e avere in casa un videogioco da applicare al proprio televisore. Per buono che sia il videogioco (consolle e cassette), per buono che sia il televisore, per bene che sia fatto l'attacco, per abili che si sia nel fare e disfare l'attacco, la immediata disponibilità e la nitidezza di immagino di un videogioco da sala restano sublimi, in confronto.

Con questo, non vogliamo parlar male dei videogiochi da applicare al televisore domestico. Vogliamo solo dire che adesso arriva sul mercato un videogioco "arcade system", cioè un videogioco da casa che offre le stesse prestazioni di un videogioco da sala giochi, e ci dà piaceri profondi. Immediata disponibilità, ingombro irrisorio, nitidezza di immagine allucinante.

Stiamo parlando di un mondo in ribollente evoluzione. Abbiamo già detto come stiano sfumando i confini fra videogiochi e computers. Oggi diciamo che stanno sfumando i confini tra videogiochi da sala e videogiochi domestici.

Questo nuovo, rivoluzionario videogioco "arcade system" si chiama Vectrex. Prodotto dalla MB (Milton Bradley) è sul mercato USA dall'autunno scorso e sarà in distribuzione da noi fra poche settimane. Daremo allora i dati economici, ma crediamo di poter dire sin d'ora che l'intero impianto Vectrex costerà poco più di una consolle media.

"L'intero impianto Vectrex" vuol dire una piccola consolle, più un piccolo visore (cm 30x24x37 circa). Il video è cm 15x18. Per lo scarso ingombro, il visore può esser messo su un tavolo e ci si siede davanti con una seggiola, e ce lo si mette alla distanza voluta, e si sta comodi, e si vede così bene da non credere se non si prova. Le nostre cavie dicono che stanca meno gli occhi, e anche a noi sembra che sia così.

Per ora le cassette disponibili sono 12. Non le abbiamo ancora provate tutte a fondo, ma alcune sono già note a chi frequenta le sale giochi. La più famosa, probabilmente, è Scramble. Si pilota un aereo e si devono coordinare quattro tipi di controllo, avanti e indietro, su e giù, lasciando cadere bombe, lanciando missili. Si devono colpire di preferenza depositi di benzina, per assicurarsi scorte sufficienti di carburante. Si deve evitare la collisione con nemici volanti. Si deve penetrare in un tunnel stretto. Se si superano tutte le prove si arriva al "mostro". Se si colpisce il "mostro" (che poi è una losanga), si può ricominciare la partita daccapo, accumulando punti.

Un'altra cassetta si chiama Clean Sweep ed è una cugina di Pacman, ma con intelligenti complicazioni. Una volta mangiate le pillole d'angolo, gli angoli si chiudono, e creano grave ostacolo al cammino. Inoltre chi mangia troppo ingrassa e non passa più da certi corridoi.

Il gioco incorporato al visore, che funziona senza inserimento di cartuccia, è Mine Storm. Azzurro su fondo nero, con righe azzurre sottili come graffi di bisturi sulla brina, con un motivo musicale di sottofondo discretissimo. La grande astronave che apre il gioco esce da nulla e viene avanti con la bellezza della maschera e dell'elmo di Dart Fener, il cattivo di "Guerre Stellari". Sinistra, demoniaca, glaciale, medusea.

Vectrex ha già avuto un tale successo negli Usa che subito la MB ci ha fatto altri investimenti. In questi giorni, alla International Toy Fair di New York si stanno presentando nuove cassette di programmi per Vectrex e, per un accordo con la Texas Instruments, un Vectrex che ascolta e risponde. Naturalmente risponde a una sola voce: quella del padrone.

Commenti

  1. Il Vectrex per molti bambini dell'epoca rimase solo un sogno, ricordo che al negozio era esposto e lo facevano provare, ma per tante famiglie era troppo costoso per poter essere considerato un "giocattolo" da regalare.

    Gabriele

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    1. Hai senz'altro ragione, per molto tempo il Vectrex (e per certi versi anche il Colecovision) rappresentarono i "sogni proibiti" di un'intera generazione. Anche se i prezzi delle cartucce gioco erano paragonabili al resto delle proposte di quel periodo, il costo della console era certamente un grosso ostacolo.

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  2. Certo, il Vectrex costava un botto allora... e costa anche adesso :-( . Resterà il "wet dream" dei retro-collezionisti un po' squattrinati come me. Prima o poi mi piacerebbe almeno provarlo: la grafica vettoriale è fichissima anche oggi!

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